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Pil: Argenta Soa, +6,5% nel 2021 con contributo costruzioni che crescono tre volte di più

31 Gennaio 2022

Roma, 31 gen. (Labitalia) – E’ l’edilizia uno dei settori a dare il maggiore contributo all’incremento del pil nel 2021. Questo quanto emerge dalle elaborazioni prodotte dal Centro Studi di Argenta Soa-società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche – nato per monitorare l’andamento del mercato degli appalti pubblici e dei settori produttivi coinvolti, con particolare riferimento al comparto delle costruzioni.

Secondo i dati preliminari comunicati oggi dall’Istat, il pil italiano è aumentato nel quarto trimestre del 2021 dello 0,6% rispetto al terzo, portando al 6,5% la variazione media nello scorso anno. Tale incremento ha compensato solo parzialmente il calo dell’8,9% rilevato nel 2020. Nelle elaborazioni emerge che tra i settori di attività, secondo i dati di contabilità nazionale trimestrale, quello delle costruzioni risulta essere uno dei motori della ripresa: ha segnato infatti la crescita più sostenuta, registrando un incremento del valore aggiunto nella media dei primi tre trimestri del 2021 (ultimi dati disponibili) del 18,6% rispetto alla media del 2020, contro il +5,6% del pil.

Se si guardano i dati di produzione, tale andamento viene confermato. Gli ultimi dati Istat relativi alla produzione nelle costruzioni, diffusi la settimana scorsa, hanno segnalato a novembre il quarto incremento mensile consecutivo, che ha portato l’indice sul livello più elevato da maggio 2012. Nella media del 2021 l’incremento di attività del settore edile è di quasi il 25% rispetto al 2020 quando si è avuto un calo dell’8,2% sul 2019.

“Sono numeri straordinari – dichiara Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa e del Centro studi sugli appalti pubblici -che rivelano la vivacità di un comparto che sta crescendo 4 volte più veloce del pil e che è previsto avanzare anche nel 2022 grazie non solo agli incentivi per le ristrutturazioni immobiliari, in direzione di una maggiore efficienza energetica, ma anche agli interventi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Più della metà degli investimenti previsti dal Pnrr è infatti destinata al settore delle costruzioni: secondo l’Ance sono 107 miliardi di euro rispetto ai 192 miliardi complessivi. Alcune somme sono già disponibili, dato che la prima tranche di fondi europei (24,9 miliardi) è arrivata negli scorsi mesi, e dovrà essere impiegata dando priorità a interventi per gli asili nido, le ferrovie, gli ospedali e le scuole, col fine di modernizzarli e renderli più efficienti dal punto di vista ambientale.

La sfida per il comparto delle costruzioni è dunque cruciale. “I problemi all’orizzonte – continua Pelazzi – non sono pochi, però. Innanzitutto, a fronte di un aumento della domanda che è atteso molto robusto, le attuali inefficienze del sistema amministrativo rischiano di frenare le potenzialità di sviluppo; mi riferisco, in particolare, alle stazioni appaltanti, specie quelle nei piccoli comuni, dove mancano le competenze adeguate a portare avanti i progetti e realizzarli nell’ambito del Piano nazionale”.

“L’assunzione di nuovi professionisti – spiega – incaricati di seguire specificamente le attività del Pnrr può aiutare in questo senso, ma i tempi sono stretti e siamo già in una situazione di emergenza. Anche Cdp nel brief ‘Il Pnrr e le sfide per i Comuni italiani’, pubblicato il 21 gennaio, ha acceso un faro su questo problema, evidenziando proprio il rischio per le amministrazioni comunali di non essere preparate a sostenere un forte aumento della domanda, a causa di una carenza, sia quantitativa sia qualitativa, di personale. Dunque, è necessario potenziare ed affiancare le strutture coinvolte nelle fasi di progettazione e affidamento dei lavori poiché, come si legge nel brief, il completamento di queste fasi richiede in media ai Comuni tempi tre volte superiori rispetto a quelli di esecuzione dei lavori”.

Si rischia dunque di perdere un’occasione irripetibile. D’altronde, a complicare il contesto si sono aggiunti negli ultimi mesi anche gli aumenti della bolletta energetica e dei prezzi di molte materie prime che stanno causando il blocco dell’attività di diverse imprese, anche nelle costruzioni. Prosegue Pelazzi: “Gli aumenti dei prezzi delle materie plastiche, del calcestruzzo, del bitume e dei metalli ha superato in media il 50% rispetto a un anno fa, per le lamiere in acciaio e i nastri in acciaio per manufatti o barriere stradali è arrivato a oltre il 70%. Ma anche la scarsità di alcune di esse, a causa delle interruzioni lungo le filiere globali, rischia di impedire l’avvio di molti cantieri, riducendo ulteriormente i margini delle imprese di appalti pubblici e privati, già compromessi dalle limitazioni introdotte a causa della pandemia”.

E’ indispensabile per il Centro studi di Argenta Soa che il governo intervenga in maniera decisa. Già alcune misure sono state introdotte per gli operatori economici titolari di contratti pubblici che potranno chiedere alle stazioni appaltanti la compensazione per i maggiori costi sostenuti a seguito degli aumenti dei prezzi, indicando la quantità dei materiali impiegati. “E’ un primo importante intervento – conclude Pelazzi – ma, poiché questo contesto è destinato a prolungarsi ancora per molti mesi, come dichiarano i principali previsori, bisogna continuare a sostenere le imprese. Essere miopi in questo momento significherebbe, oltretutto, mettere ancora di più in ginocchio il Sud, al quale sono destinate almeno il 40% delle risorse del Pnrr. Risorse che sono finalizzate a modernizzare le infrastrutture, specie quelle sociali (scuole, asili nido, case popolari, ospedali), la cui carenza, in alcune aree del Mezzogiorno, compromette la qualità della vita di molte famiglie”.

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