Pnnr: esperto digital marketing, ‘imprese puntino su ethical branding’
Roma, 18 feb. (Labitalia) – “La parola d’ordine è sostenibilità. Lo dimostra l’entità dei fondi del Pnrr che il governo destinerà alla ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, quasi il 60% dei 191,5 miliardi complessivi in arrivo nel nostro Paese. Una delle principali sfide per aziende e pmi, che costituiscono la spina dorsale del tessuto imprenditoriale italiano, sarà puntare sull’ethical branding”. A dirlo all’Adnkronos/Labitalia Giuliano De Danieli, esperto di digital marketing e vendite e fondatore di Prima posizione, agenzia specializzata nella creazione di servizi a 360 gradi per aziende che vogliono acquisire contatti, posizionarsi e vendere online e offline.
“Con ethical branding – spiega l’esperto – si intendono le credenziali etiche delle imprese un vero e proprio codice comportamentale che dovrà guidare le realtà italiane verso un nuovo modo di concepire la funzione aziendale in chiave sostenibile. Si tratta quindi di tradurre i propri valori in gesti concreti e misurabili. Non dimentichiamoci che, diversamente dai loro predecessori, le nuove generazioni sono molto più attente e consapevoli nelle abitudini d’acquisto”.
“Tenderanno perciò – spiega – a favorire aziende mosse da una maggiore attenzione ambientale, autenticità dimostrabile e una produzione realmente sostenibile”. Un approccio, questo, dai risvolti importanti anche sotto il profilo economico.
“La qualità dei prodotti e servizi – sottolinea Giuliano De Danieli – è ormai data per assodata e, in un contesto socioeconomico in continuo mutamento, a fare la differenza saranno caratteristiche aggiuntive come le credenziali etiche. Oggi le imprese non possono più operare considerandosi come realtà a sé stanti, ma dovrebbero aspirare a sentirsi parte di un ecosistema globale che parte innanzitutto dalla tutela ambientale”.
A confermarlo il sondaggio annuale svolto dalla compagnia Wunderman Thompson, che evidenzia come il 66% degli intervistati preferisca acquistare da marchi che esercitano un impatto positivo sul pianeta. “Ma attenzione – avverte – al rischio greenwashing e alle false attestazioni eco-friendly. La strategia di costruzione di un’immagine aziendale positiva deve essere sorretta da attività e prodotti coerenti con quanto comunicato”.
“La sensibilità – precisa – circa l’impatto ambientale è una tematica sempre più al centro del dibattito, e un impegno reale verso la direzione della sostenibilità non può mai essere dettato da finalità commerciali che nulla hanno a che vedere con la tutela dell’ambiente. Operatività e credenziali etiche, insomma, dovranno diventare per le imprese due percorsi che procedono in parallelo e si guardano a vicenda”.
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche