Professioni, Francesca Caon: “Public relations? coltivate relazioni sincere e agite con etica”
Roma, 26 set. (Labitalia) – Equivocato, frainteso e con potenzialità disruptive ancora poco esplorate dalle imprese italiane. Il mondo delle pubbliche relazioni, meglio conosciuto con l’acronimo inglese PR, è un settore che sta sperimentando grandi investimenti da parte delle società americane ed europee (quasi 120 miliardi di dollari soltanto nel 2021), confermandosi come uno dei segmenti più richiesti in assoluto a livello di comunicazione aziendale.
E in Italia? Nonostante il ritardo rispetto all’estero, dove le public relations sono parte integrante dei business già da decenni, anche nel nostro Paese si assiste a un incremento di richieste da parte delle attività. Proprio per fare chiarezza e portare all’attenzione dei lettori casi reali in cui le pubbliche relazioni hanno fatto la differenza, nel bene o nel male, è nato il libro ‘I 10 comandamenti delle PR’.
Edito da ROI Edizioni, il primo manuale operativo dedicato a questa disciplina è a firma di Francesca Caon, giornalista e imprenditrice e fondatrice dell’agenzia Caon public relations che all’Adnkronos/Labitalia spiega: “Le pubbliche relazioni sono in primis la mia passione e, non a caso, anche il mio lavoro. Mi piace definirle come l’insieme di strategie necessarie per far conoscere la propria unicità attraverso i media, fungendo da ponte di collegamento tra le esigenze di un’impresa e quelle dei giornalisti”.
“A differenza delle pubblicità – sottolinea – le PR sono del tutto slegate dalle logiche promozionali che caratterizzano l’advertising. Al contrario, il loro punto di forza risiede proprio nel filtro a cui è sottoposta la notizia da veicolare. E’ proprio la validazione di parti terze, oggettive e autorevoli, ovvero i giornalisti, a rendere una storia più appassionante e credibile agli occhi del grande pubblico. Partendo da questo presupposto, non è quindi sbagliato né esagerato definire le pubbliche relazioni come uno degli strumenti a disposizione delle imprese più potenti in assoluto”.
“Nonostante il boom del marketing – spiega Francesca Caon – a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, specialmente da quando i social media si sono trasformati in piattaforme in cui fare business e promuoversi, le PR hanno sempre scontato il prezzo di una scarsa comprensione da parte delle imprese. Pur essendo un tassello fondamentale per chiunque voglia farsi conoscere e ampliare la propria audience, le pubbliche relazioni stanno ottenendo riconoscimento soltanto negli ultimi anni, con un picco importante raggiunto durante le fasi più critiche del Covid”.
“Quando è apparso evidente a tutti, insomma, come comunicare – avverte – non sia un optional ma l’unico modo per distinguersi dalla concorrenza e riuscire ad emergere in un mercato sempre più globale. Tutti, a prescindere dalla nostra professione, siamo chiamati a comunicare costantemente il nostro operato. È proprio durante il lockdown che è nata l’idea di mettere su carta tutti gli anni di esperienza in prima persona in questo settore, con l’obiettivo ultimo di spiegare tutte le potenzialità delle PR”.
“Come intuibile dal nome – afferma Francesca Caon – le pubbliche relazioni non possono prescindere dal rapporto con il prossimo, in questo caso il giornalista. Ciò che cerchiamo di promuovere quotidianamente con la mia agenzia Caon public relations è un modo sano, etico e sincero di approcciarsi a questa professione. Questi valori fondanti li applichiamo poi a un aspetto chiave per il nostro lavoro, quello delle relazioni”.
“Coltivare relazioni sincere e anteporre l’etica davanti a tutto – assicura -è un modus operandi in cui crediamo ciecamente, nella convinzione che da un dialogo virtuoso tra professionisti della comunicazione e giornalisti possa nascere un’unione solida a beneficio di tutti, pensiamo solamente alla sempre attuale questione delle fake news”.
“Le fake news – ricorda – sono un problema con radici antichissime. Oggi, con una moltitudine di informazioni in circolazione mai raggiunta prima e una velocità di circolazione che rende il tutto ancora più complesso, la ricerca di una soluzione condivisa non è più rimandabile. Come professionista della comunicazione, sono fermamente convinta che per arginare il fenomeno delle bufale sia necessario un vero e proprio patto tra agenzie e redazioni. L’etica richiesta nel nostro mestiere, infatti, ci impone la diffusione di dati verificabili, di sottoporre ai giornalisti fonti affidabili e mettere al primo posto la verità fattuale della notizia. Tutte caratteristiche che, se applicate alle fake news, possono giocare un ruolo centrale nel contrasto alla loro diffusione. Far combaciare le esigenze dei media con quelle delle aziende, in fondo, significa proprio questo: unire le forze per promuovere storie di valore, appassionanti per i lettori e soprattutto al di sopra di ogni sospetto”.
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