Superbonus, Pecci (Uniko): “A fine 2023 raggiungeremo 100 mln lavori fatti con 110”
Roma, 24 mar. (Labitalia) – “Con Uniko, negli ultimi due anni, abbiamo consegnato lavori nell’ambito del Superbonus 110% per circa 50 milioni di euro, senza che le criticità emerse nell’ultimo anno scalfissero il nostro operato. Inoltre, abbiamo ancora diversi cantieri aperti che da qui alla fine del 2023 ci consentiranno di raggiungere il ragguardevole traguardo di 100 milioni di euro di lavori effettuati solo nell’ambito del Superbonus 110%”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Francesco Pecci, 45 anni, ceo di Uniko, azienda d’eccellenza in campo edilizio con sede ad Orte, in provincia di Viterbo, e con propensione all’innovazione ed una costante attenzione alla sostenibilità
“Abbiamo sempre lavorato -spiega Pecci- senza mai perdere di vista due principi fondamentali: trasparenza ed equilibrio finanziario, che siamo riusciti sempre a garantire in tutte le fasi dei vari progetti, ai fornitori, alle maestranze e ai professionisti, il che ci ha consentito di far funzionare il sistema, senza mai dover chiudere, fosse anche per un giorno, uno dei nostri cantieri. La nostra ‘condotta lineare’ è riuscita a conquistare anche la fiducia di Banca Intesa SanPaolo e di Deloitte, che hanno riconosciuto in noi un partner capace e performante, in grado di produrre crediti con un elevato standard qualitativo”, spiega ancora.
Lo scorso mese di febbraio, l’azienda ha inaugurato a Genova, un ambizioso e suggestivo piano di riqualificazione edilizia e di rigenerazione urbana nel quartiere Begato, che da qui a qualche mese conoscerà una vera e propria rivoluzione green, grazie al progetto “Linneo 130” che, con un investimento di circa 20 milioni di euro, prevede la riqualificazione di un’area di oltre 8.000 mq e la realizzazione di 150 appartamenti, tutti di classe energetica A4, impegnando manodopera per 115 unità (100 in cantiere e 15 tra progettazione e assistenza), interamente finanziato con il Superbonus 110%.
“Per quanto può sembrare paradossale, nei panni di amministratore della Uniko, rispondo -spiega Pecci- che non sono per niente preoccupato e posso affermare con grande serenità che i provvedimenti del Governo non avranno ripercussioni negative sui nostri cantieri ‘110’ ancora aperti. La misura dei bonus edilizi si è rivelata più gravosa del previsto per via delle nuove regole di Istat ed Eurostat, che impongono allo stato di contabilizzare i crediti emessi nell’anno in cui sono stati riscossi. E non poterli quindi ‘spalmare’ su più anni, come era stato previsto. Il blocco dei bonus, oltre alle ripercussioni sul settore edilizio, impone però una riflessione attenta su quella che doveva essere la finalità per la quale erano stati concepiti, ovvero: aumentare l’efficienza energetica degli edifici, contenere gli sprechi, diminuire le emissioni e l’impatto ambientale”.
Pecci ricorda che “ci sono migliaia di casi di lavori iniziati e non ancora ultimati, ma questo è un problema che non interessa la nostra azienda, perché sin dall’inizio abbiamo maturato la consapevolezza che bisognava agire con metodo e giudizio, metabolizzando le regole e le procedure di questo incentivo”.
L’imprenditore spiega che i numeri realizzati dall’azienda con il superbonus 110 sono stati possibili “perché abbiamo creato un team di esperti dedicato ai progetti in ambito Superbonus 110%. Un gruppo di lavoro composto da donne e uomini di assoluta professionalità che, a monte di ogni progetto, si prodiga quotidianamente per il regolare svolgimento dei lavori su tutti i nostri cantieri. Con una punta di orgoglio, mi sento di affermare che con il proprio operato, la Uniko ha contribuito a riqualificare una buona fetta del patrimonio edilizio nazionale, in base a quanto previsto dal Green Deal”.
E sugli effetti della nuova direttiva europea sugli edifici Pecci aggiunge che “come è noto, il patrimonio edilizio italiano è composto da una maggioranza di immobili realizzati tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, edifici che all’epoca furono costruiti con scarsa, se non assente, attenzione all’efficienza energetica, così come oggi è concepita. Si tratta di immobili che, necessitando di importanti interventi di manutenzione, non sono più in grado di rispondere alle attuali esigenze delle famiglie italiane. A mio avviso, se si isolassero solo i tetti e le pareti degli edifici meno efficienti, ovvero quegli gli edifici che rientrano nelle due peggiori classi energetiche e che costituiscono il 60% del totale, l’Italia abbatterebbe il consumo di gas di oltre il 50%”, ribadisce ancora.
“Ma, visti i costi elevati che, dopo il blocco degli incentivi da parte del nostro Governo, graverebbero sulle tasche dei cittadini, sembra improbabile che l’efficientamento energetico venga reso obbligatorio senza un pacchetto di nuovi aiuti economici. La soluzione potrebbe venire direttamente dalla Unione Europea, attraverso un ‘Green Building Plan’, che, mediante nuovi incentivi comunitari, permetterebbe di riqualificare quella parte energeticamente meno efficiente di immobili a uso residenziale di ogni paese, perché è bene ricordarlo, l’Italia è sì indietro da un punto di vista di efficienza energetica, ma anche altre nazioni europee non sono da meno”, conclude Pecci.
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