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Abruzzo: Orlando, ‘non basta somma sigle, serve progetto’

12 Marzo 2024

Roma, 12 mar. (Adnkronos) – “Non ho mai pensato che la Sardegna cambiasse il vento e che invece lo ricambia di nuovo l’Abruzzo. Quello che emerge da entrambe le regionali è che il centrosinistra è competitivo. Perché se guardiamo ai risultati dell’Abruzzo di cinque anni fa il centrosinistra aveva perso tanto a poco con scarti molto grandi. Quello che ci dice l’Abruzzo e anche la Sardegna, con un esito fortunato, è che non basta mettere insieme delle sigle ma è necessario trasformarle in un progetto politico perché se mentre sto in coalizione dico di sostenere D’Amico o la Todde, però gli altri sono i miei principali avversari e contemporaneamente ci faccio la campagna elettorale insieme, la possibilità di mobilitare un elettorato che prevalentemente sta a casa è molto limitata”. Lo ha detto il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a Tagada’ su La7.

“Si tratta di trasformare una somma di sigle – sottolinea Orlando – in una vera coalizione con un progetto. Sto parlando di un polo alternativo alla destra e chiamarlo campo da’ già il segno di un limite perché il campo è una definizione geometrica, mentre noi dovremmo evocare un progetto con quelli che ci stanno. Non si può dire che stavolta ci sto e la prossima no, a questo punto si tratta di prendersi delle responsabilità. Se una coalizione sta in piedi soltanto perché si riconosce in un nome e non per le cose che deve fare da’ un messaggio di debolezza”.

“C’è poi un dato verso il quale ci siamo un po’ rassegnati, che è importante per la democrazia ma anche per l’esito elettorale: c’è un cinquanta per cento di elettori che non vanno a votare. Riuscire a mandarne a votare una parte di questi – aggiunge l’esponente dem – è assolutamente essenziale per cambiare l’esito del voto ma è anche molto importante per la democrazia perché non possiamo rassegnarci all’idea che metà degli elettori non vanno a votare per un ente come la regione che ha grandi competenze sulla vita delle persone. Per raccogliere quel pezzo di non voto credo si debba caricare di più un messaggio legato al tema della lotta alle diseguaglianze, alla contestazione di una idea della democrazia che diventa una forma oligarchica. Alcune parole d’ordine di contestazione del sistema se diventano una ipotesi di riforma – conclude l’ex ministro dem – sono in grado di riavvicinare un pezzo di elettorato. Se invece si appare come difensori dello status quo c’è una difficoltà a parlare a quel tipo di elettorato”.

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