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Da brindisi a dopocena, l’alcol minaccia il Natale: a rischio fegato e cervello

14 Dicembre 2025

Roma, 13 dic. (Adnkronos Salute) – Il rito della catena di brindisi, aperitivi e dopocena natalizi è ufficialmente iniziato con l’alcol immancabile protagonista. Ma attenzione: “Assumere ‘tanto alcol in poche ore’, quindi dare il via ad una vera e propria ‘abbuffata alcolica’ (noto come binge drinking) comporta seri rischi come intossicazione acuta, incidenti, lesioni e problemi di salute a lungo termine”, spiega all’Adnkronos Salute Gianni Testino, presidente della Società italiana di Alcologia (Sia).

“Il fegato non riesce a metabolizzare grandi quantità velocemente, causando danni fisici e mentali e aumentando la possibilità di dipendenza. Il consiglio, se proprio non si vuole rinunciare al rito di bere per ‘socializzare’ con amici, colleghi e familiari, è di non consumare più di una unità alcolica a stomaco pieno per le donne, e non più di 2 unità alcoliche, sempre dopo aver mangiato, per gli uomini”.

“Premesso che l’etanolo o alcol etilico – presente nella birra, nel vino, nei superalcolici e nello champagne – è di per sé una sostanza tossica, ci sono modalità di consumo alcolico che anche in persone che non assumono alcol abitualmente – sottolinea Testino – possono essere particolarmente dannose o scatenare problemi. Mi riferisco all’allarme ‘binge drinking’, una moda che non riguarda solo i più giovani. Ci sono adulti che magari la sera di Capodanno assumono oltre 4 unità di alcol in poche ore (dalle 22 all’una di notte) tra aperitivo, prosecco, vino, champagne e superalcolici. Ma se alle donne occorrono 3 ore per smaltire 3-4 unità di alcol, agli uomini servono almeno 3-4 ore per smaltire gli effetti di 4-5 unità. Non solo, al di sotto dei 25 anni 2 unità di alcol sono già considerate binge drinking”.

Ma chi è a rischio ‘abbuffata alcolica’ oggi in Italia? “Oltre 4 milioni di persone – avverte l’esperto – circa 2.9 milioni sono maschi, e un milione e 230mila sono femmine, secondo i dati 2025 dell’Istituto superiore di sanità”. Sotto i 25 anni “ogni episodio di ‘binge drinking’ infiamma il cervello – mette in guardia il presidente della Sia – : nell’immediato i giovani hanno la sensazione di non essere alcolisti, anzi, e di poter svolgere regolarmente mansioni psichiche e fisiche. Ma in realtà non hanno più la percezione del rischio, non sono più razionali. I ragazzi diventano aggressivi, le ragazze vulnerabili, tutti manifestano problemi di apprendimento e di linguaggio”.

Assumere tanto alcol in un breve lasso di tempo mette a rischio la salute di tutti, in particolare di persone con “ipertensione, fibrillazione atriale, fegato grasso, problemi al pancreas, patologie vascolari o cerebrali – ricorda Testino – perché l’alcol annulla gli effetti dei farmaci. Chi ha problemi cardiovascolari assumendo alcol ha una maggiore probabilità di andare incontro a infarto o a ictus emorragico. Tuttavia, anche coloro che hanno un fegato sano dopo un solo episodio di ‘binge drinking’ hanno una funzionalità epatica ridotta per qualche mese”.

Se l’abbuffata alcolica “è occasionale – evidenzia Testino – ovvero si trasgredisce una tantum, la funzionalità del fegato torna normale dopo 3 mesi, a livello cerebrale dopo 10 mesi”. Da qui, il consiglio di limitare le quantità, “tenendo conto che ogni unità alcolica viene smaltita dopo un’ora dalle persone che hanno un fegato sano e in salute, altrimenti serve più tempo” conclude.

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