Elezioni Russia, Putin e gli altri: il club dei dittatori eletti con percentuali ‘bulgare’
Mosca, 19 mar. (Adnkronos) – Rieletto per un nuovo mandato, in elezioni chiaramente truccate e senza veri avversari, il presidente russo Vladimir Putin si è fatto assegnare una percentuale di consensi dell’87%, il massimo da lui ricevuto in cinque consultazioni elettorali. Ma Putin non ha comunque voluto strafare fino in fondo, per mantenere una finzione di democrazia. Altri autocrati non hanno esitato ad assegnarsi suffragi fino al 100%, senza dimenticare le percentuali altissime ottenute dai governanti bulgari in epoca comunista, diventate proverbiali in Italia.
Salito al potere nel 2011, dopo il padre e il nonno, il leader nordcoreano Kim Jong un ha surclassato l’amico Putin. Alle elezioni parlamentari in Corea del Nord l’affluenza alle urne è regolarmente del 99,9%. Per ogni seggio c’è un candidato, che ottiene sempre il 100%. Così è stato per Kim nel 2014 e la potente sorella Kim Yo Jong nel 2019.
Anche il leader sovietico Josip Stalin non si accontentava di nulla di meno del 100% dei suffragi. Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, al potere dal 1994, si è fermato all’80% nell’agosto 2020, in contestate elezioni non riconosciute in occidente. Ritenuta la vera vincitrice, la leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, è stata costretta a fuggire all’estero. Intanto in tutta la Bielorussia la gente scendeva in piazza in proteste di massa che non sono riuscite a rovesciare il regime, ma hanno dimostrato la falsità del risultato elettorale ufficiale.
In Siria, il presidente Bashar Assad – al potere da 30 anni dopo essere succeduto al padre – ha sempre ottenuto risultati elettorali altissimi. Nel 2014 ha sfiorato l’89% e nel 2021 è arrivato al 95%, in un paese che dal 2011 è devastato dalla guerra civile, dove l’opposizione è sottoposta ad una brutale repressione.
Infine, il mese scorso, il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev è stato riconfermato per un quinto mandato con una percentuale de 94%, dopo un nuovo giro di vite contro attivisti dell’opposizione e giornalisti.
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