Israele-Hamas, WSJ: proposta breve tregua. Oltre 30 razzi dal Libano verso Kiryat Shmona
Il Cairo, 6 mar. (Adnkronos) – Una breve pausa, anche di pochi giorni, nei combattimenti nella Striscia di Gaza per guadagnare tempo e arrivare a un cessate il fuoco “più lungo” tra Israele e Hamas. E’ quanto, secondo il Wall Street Journal, hanno proposto i mediatori nel contesto dei ‘difficili’ colloqui al Cairo e mentre si avvicina il mese di Ramadan, che dovrebbe iniziare il 10 marzo. Stando alle notizie, l’idea di una breve tregua caldeggiata sia dai negoziatori americani che arabi, potrebbe servire alle parti per dimostrare il reciproco interesse a un accordo più lungo.
Dal canto suo Hamas afferma di “dimostrare la flessibilità necessaria” per arrivare a un accordo sulla “cessazione dell’aggressione” nella Striscia di Gaza. In una dichiarazione con nuove accuse a Israele di porre ostacoli nei colloqui, il gruppo, che nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza, fa sapere che continuerà a negoziare con Israele tramite i mediatori fino al raggiungimento di un accordo per un cessate il fuoco. Hamas “continuerà a negoziare tramite i suoi fratelli mediatori per arrivare a un accordo che soddisfi le richieste e gli interessi del nostro popolo”.
Le accuse di Hamas a Israele sono sui punti che riguardano “un cessate il fuoco permanente, il ritorno degli sfollati, il ritiro dalla Striscia di Gaza e i bisogni della nostra popolazione”.
Intanto oltre 30 razzi sono stati lanciati dal Libano verso Kiryat Shmona, nel nord di Israele, dei quali 17 sono caduti in aree aperte e 13 sono stati intercettati dalle difese aeree dell’Idf. Hezbollah ha rivendicato la responsabilità del lancio di razzi , affermando che è stato condotto in risposta agli attacchi israeliani su Hula.
L’Idf ha risposto, colpendo due siti di lancio situati a Taybeh e Aarab El Louaizeh, nel Libano meridionale, che erano stati utilizzati da Hezbollah per colpire l’area di Kiryat Shmona. L’esercito israeliano ha colpito inoltre strutture militari appartenenti a Hezbollah a Dibbine e Ayta ash Shab.
Dal canto suo l’Organizzazione mondiale della sanità ha affermato che più di 8mila persone devono essere trasferite fuori da Gaza per cure mediche. Richard Peeperkorn, rappresentante dell’Oms per Gaza e Cisgiordania, ha detto ai giornalisti che circa 6mila persone dovevano essere evacuate per ferite e disturbi legati alla guerra, fra le quali pazienti con lesioni da trauma multiplo, ustioni e amputazioni. Altre 2mila sono pazienti che necessitano di cure per cancro e altre gravi malattie croniche.
L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute ha sottolineato che spostare questi pazienti fuori da Gaza allevierebbe parte della pressione sui medici e sugli ospedali che stanno lottando per continuare a funzionare in una zona di guerra.
E’ salito ad oltre 30.700 il bilancio dei morti tra i palestinesi della Striscia di Gaza dall’inizio dell’offensiva terrestre dell’esercito israeliano. A darne notizia è stato il ministero della Salute della Striscia, controllata da Hamas.
“Il bilancio dell’aggressione israeliana sale a 30.717 martiri e 72.156 feriti dal 7 ottobre”, ha annunciato il ministero in un comunicato, precisando che nelle ultime 24 ore sono stati registrati “nove massacri” che hanno fatto 86 morti e 113 feriti.
L’esercito israeliano afferma di aver ucciso nelle ultime 24 ore più di 20 combattenti di Hamas, la maggior parte dei quali nella città meridionale di Khan Younis, di cui 15 in un attacco aereo. Fra gli uccisi ci sarebbero due militanti che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre.
L’ultima serie di attacchi israeliani a Khan Younis, Deir el-Balah e in tutta la zona centrale di Gaza hanno ucciso numerosi civili, ha riferito l’agenzia palestinese Wafa.
Il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) ha invece riferito che il suo primo tentativo in due settimane di portare aiuti alimentari nel nord di Gaza è stato bloccato dalle Forze di Difesa Israeliane, precisando che il convoglio di 14 camion è stato “respinto” a un posto di blocco e successivamente è stato saccheggiato da una folla di “persone disperate”.
Ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) aveva dichiarato che i bambini stanno morendo di fame nel nord di Gaza. Il mese scorso, il Wfp aveva annunciato che avrebbe sospeso le consegne di aiuti alimentari nel nord di Gaza fino a quando non ci fossero state condizioni che consentissero una distribuzione sicura.
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