2 uomini su 10 rinunciano al sesso per dolore fisico e psichico
Roma, 25 nov. (Adnkronos Salute) – Due uomini su dieci rinunciano al sesso per dolore fisico e psichico. Per gli andrologi la “sindrome del lenzuolo” colpisce 4 milioni di italiani, una sofferenza che per i maschi è ancora un tabù: pregiudizio di genere che può influire sulle cure. A sollevare per la prima volta il velo in cui è avvolta questa condizione, sono gli esperti della Società italiana di andrologia (Sia) nella terza edizione del Congresso Natura, Ambiente, Alimentazione e Uomo (Nau). L’obiettivo della Sia è dunque quello di proporre un cambio di paradigma nella cultura del dolore a cui troppo spesso si dà una valenza esclusivamente femminile. Per prima cosa: rivolgersi allo specialista per affrontare il dolore legato a problemi di salute sessuale e riproduttiva.
“Il dolore causato da un problema andrologico può avere un impatto ingente sul benessere sessuale, individuale e di coppia – spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia e docente di Urologia all’università Federico II di Napoli -. Sebbene sia gli uomini che le donne considerino un’appagante attività sessuale essenziale per il mantenimento della relazione, gli uomini tendono però a enfatizzare l’importanza del sesso come emblema di mascolinità e di successo. Proprio per la rilevanza attribuita all’attività sessuale – precisa Palmieri – tendono a sottacere il dolore che alla fine li porta a evitare il rapporto sessuale vero e proprio, avviando un circolo vizioso dannoso per la coppia e per l’uomo stesso”.
Negli “ultimi anni la sofferenza maschile è aumentata notevolmente -afferma Ciro Basile Fasolo, presidente del congresso Nau e autore del libro “Homo Patiens” dedicato al dolore nell’uomo -. Recenti dati epidemiologici hanno evidenziato come un maschio su tre sia affetto da patologie uro-andrologiche che possono interessare l’intero arco della vita: dall’adolescenza fino all’età avanzata. Il riconoscimento tempestivo di alcuni sintomi permette di trattare patologie quali l’ipogonadismo, la disfunzione erettile, l’eiaculazione precoce, l’infertilità, le patologie prostatiche su base infiammatoria o infettiva, che non di rado possono essere sottovalutate o addirittura misconosciute”.
Tra le innovazioni terapeutiche a supporto delle cure mediche – emerge dal congresso – anche il ricorso agli integratori, accompagnati da un’alimentazione e uno stile di vita sani, alle terapie fisiche come le onde d’urto in un approccio multidisciplinare che prevede anche il coinvolgimento dello psicologo e dello psicoterapeuta.
“Va poi tenuta in considerazione la bidirezionalità della correlazione tra dolore fisico e dolore psichico – aggiunge Palmieri – Infatti il dolore corporeo come nel caso della sindrome pelvica, della prostatite cronica o del cancro alla prostata, può innescare uno stato ansioso in grado di aggravare l’impatto della patologia sulla sfera sessuale. Ma anche il dolore psichico non secondario a una patologia organica, come quello che accompagna l’infertilità maschile o le disfunzioni sessuali può avere ripercussioni di avversione sessuale fino alla rinuncia totale dei rapporti”.
Le prostatiti rappresentano oggi una delle patologie più frequenti, in particolare, la prostatite cronica o sindrome del dolore pelvico cronico interessa il 10-15% della popolazione maschile e può insorgere negli uomini di qualunque età. “Ci sono diversi tipi di trattamento che consentono di gestire questa patologia – evidenzia Palmieri – come ad esempio le onde d’urto, ovvero onde acustiche ad alta intensità che si trasmettono attraverso la pelle nell’area interessata dove diminuiscono il dolore e accelerano la guarigione. Il problema, dunque, non è la mancanza di trattamenti, ma la reticenza degli uomini a chiedere aiuto al medico. Molto spesso la diagnosi arriva in ritardo, causando agli uomini più sofferenza, anche psicologica, che può essere invece evitata”.
Un discorso simile vale anche per la disfunzione erettile, che interessa oltre 3 milioni di uomini in Italia e l’eiaculazione precoce “A scoraggiare gli uomini è ammettere il dolore psichico causato da questi problemi – aggiunge Palmieri -. Il paziente prova imbarazzo anche a parlarne con lo stesso specialista. Si isola nella sua sofferenza e fa gran fatica a chiedere aiuto. Moltissimi pazienti sono giovani ma arrivano a consultare uno specialista solo dopo aver superato i 30 anni. E’ fondamentale una diagnosi tempestiva e precisa per aiutare il paziente nella ricerca della terapia più appropriata”.
La scoperta di nuovi trattamenti, infatti, consente allo specialista di prescrivere al paziente terapie personalizzate. “L’innovazione terapeutica, connessa all’integrazione nutraceutica, e l’approccio multidisciplinare che può prevedere anche il coinvolgimento dello psicoterapeuta – conclude Basile Fasolo – impongono allo specialista di aggiornarsi continuamente e di cambiare il proprio modo di pensare e di approcciarsi alla cura della salute maschile: questi gli obiettivi principali del nostro incontro scientifico”.
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