Cancro al seno metastatico, nuova terapia dimezza mortalità
Milano, 6 giu. (Adnkronos Salute) – Una nuova terapia promette di “ridefinire il trattamento del tumore al seno per circa la metà delle pazienti” che ne soffrono. Si chiama trastuzumab deruxtecan e in uno studio presentato al Congresso Asco di Chicago – accolto da una standing ovation in sessione plenaria dalla platea del summit degli oncologi medici americani – si è dimostrato in grado di dimezzare il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto alla chemioterapia, in pazienti con carcinoma mammario metastatico a bassi livelli di espressione di Her2 (Her2-low) con malattia ormono-positiva e ormono-negativa. Il lavoro, pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’, indica inoltre che trastuzumab deruxtecan migliora la sopravvivenza globale mediana di oltre 6 mesi rispetto alla chemio in tutte le pazienti valutate.
Alla luce di questi stati trastuzumab deruxtecan, un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato sviluppato e commercializzato congiuntamente da Daiichi Sankyo e AstraZeneca, viene descritto come “la prima terapia anti-Her2 a dimostrare un beneficio di sopravvivenza” nella popolazione di pazienti arruolate nel trial, lo studio registrativo di fase 3 denominato Destiny-Breast04 e condotto su adulte con carcinoma mammario Her2-low non resecabile e/o metastatico, con malattia positiva o negativa al recettore ormonale (Hr), precedentemente trattate.
“Trastuzumab nel passato ha dimostrato di essere efficace in tumori al seno con alta espressione di Her2 (Her2-positivi), ma non in quelli con bassi livelli di espressione di Her2 – commenta Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’università Statale di Milano e direttore Divisione Sviluppo nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) del capoluogo lombardo – Questo studio mostra che trastuzumab deruxtecan può essere un nuova terapia a bersaglio molecolare altamente efficace e un’opzione terapeutica disponibile per la popolazione Her2-low. E’ importante che i pazienti sappiano quale livello di Her2 esprime il loro cancro – raccomanda lo specialista – e non solo se è positivo o negativo, soprattutto perché lo stato Her2-low può essere determinato utilizzando test comunemente disponibili”.
“Nel 2020 – ricorda Saverio Cinieri, presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) – in Italia sono stati stimati circa 55mila nuovi casi di tumore della mammella, la neoplasia più frequente in tutta la popolazione. I tumori del seno Her2-low non hanno alta espressione o amplificazione del recettore Her2 e costituiscono il 55% di tutti i carcinomi mammari, di cui l’85% nel gruppo di quelli endocrino responsivo e il 15% nel gruppo dei triplo negativi. Al momento questi pazienti ricevono la chemioterapia”, ma i risultati dello studio Destiny-Breast04 “cambiano l’algoritmo di cura in questa patologia e la pratica clinica, perché abbiamo la possibilità di trattare i pazienti con un anticorpo coniugato riducendo gli effetti collaterali della chemioterapia e migliorando il tempo di controllo della malattia e la sopravvivenza globale. Si delinea quindi un nuovo sottotipo di tumore mammario, quello Her2-low, con importanti implicazioni terapeutiche – rimarca l’esperto – perché potranno essere utilizzate terapie mirate in una vasta popolazione di pazienti, precedentemente considerata Her2-negativa”.
Nell’analisi dell’endpoint primario del trial – dettaglia una nota – trastuzumab deruxtecan ha mostrato una riduzione del 49% del rischio di progressione della malattia o di morte rispetto alla chemioterapia scelta dal medico, in pazienti con carcinoma mammario metastatico Her2-low con malattia Hr positiva. E’ stata inoltre osservata una sopravvivenza libera da progressione (Pfs) mediana di 10,1 mesi nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan, rispetto a 5,4 mesi con chemioterapia, come valutato da una revisione centrale indipendente in cieco (Bicr).
Ancora: è emersa una riduzione del 36% del rischio di morte con trastuzumab deruxtecan rispetto alla chemio nelle pazienti con malattia Hr positiva, con una sopravvivenza globale (Os) mediana di 23,9 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 17,5 mesi con la chemioterapia, raggiungendo così l’endpoint chiave secondario dello studio. Il tasso di risposta obiettiva confermata (Orr) è più che triplicato nel braccio trastuzumab deruxtecan rispetto al braccio chemio (52,6% contro 16,3%). Nelle pazienti con malattia Hr positiva trattate con trastuzumab deruxtecan sono state osservate 12 (3,6%) risposte complete (Cr) e 164 (49,2%) risposte parziali (Pr), rispetto a una sola Cr (0,6%) e 26 Pr (15,7%) nel gruppo chemioterapia. La durata mediana della risposta è stata di 10,7 mesi per trastuzumab deruxtecan, rispetto a 6,8 mesi per la chemio.
I dati – prosegue la nota – hanno dimostrato l’efficacia di trastuzumab deruxtecan anche nella popolazione complessiva dello studio, composta da pazienti con carcinoma mammario metastatico Her2-low con malattia Hr-positiva o Hr-negativa e con diversi livelli di espressione di Her2 (sia Ihc1+ che Ihc2+/Ish-). Nell’analisi dell’endpoint secondario chiave della Pfs valutata da Bicr, in tutte le pazienti è stata osservata un’analoga riduzione del 50% del rischio di progressione della malattia o di morte con trastuzumab deruxtecan rispetto a chemioterapia, con una Pfs mediana di 9,9 mesi per trastuzumab deruxtecan rispetto a 5,1 mesi con chemio. I risultati dell’endpoint secondario chiave della Os in tutte le pazienti hanno mostrato una mediana di 23,4 mesi per trastuzumab deruxtecan rispetto a 16,8 mesi con chemioterapia, con tasso di risposta obiettiva confermato più che triplicato nel braccio trastuzumab deruxtecan rispetto al gruppo chemio.
In un’analisi esplorativa delle pazienti con malattia Hr-negativa, la Pfs mediana è stata di 8,5 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 2,9 mesi con chemioterapia. La Os mediana è stata di 18,2 e 8,3 mesi rispettivamente. Il tasso di risposta obiettiva confermato è stato del 50% con trastuzumab deruxtecan rispetto al 16,7% con chemio.
Il profilo di sicurezza del nuovo trattamento è risultato in linea con gli studi clinici precedenti e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. Gli eventi avversi più comuni di grado 3 o superiore sono stati neutropenia (13,7%), anemia (8,1%), leucopenia (6,5%), fatigue (7,5%), trombocitopenia (5,1%), nausea (4,6%), aumento di aminotransferasi (3,2%), diminuzione dell’appetito (2,4%), vomito (1,3%) e diarrea (1,1%). I tassi di malattia polmonare interstiziale (Ild) o di polmonite sono risultati in accordo con quelli osservati negli studi sul carcinoma mammario Her2-positivo in fase avanzata di trastuzumab deruxtecan, con un tasso inferiore di Ild di grado 5, come stabilito da un comitato di valutazione indipendente.
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