Contro le violenze ai medici “rivedere infermità di mente in Codice penale”
Firenze, 1 giu. (Adnkronos Salute)() – “La nostra proposta chiave” contro le aggressioni al personale sanitario “è quella di rivedere gli articoli 88 e 89 del Codice penale sull’infermità e sulla semi-infermità di mente, quali cause dell’esclusione dell’imputabilità e, quindi, sostanzialmente dalla pena”. Lo spiegano Stefano Castagnoli del Coordinamento psichiatri toscani, e Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Firenze, in occasione di un incontro sulle violenze ai camici bianchi che si è svolto nella sede dell’Omceo fiorentino.
“L’attuale legge 81, quella che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari – ricordano Castagnoli e Dattoli – affida adesso” le persone prima destinate agli Opg “alle Rems, strutture che hanno al loro interno soltanto personale sanitario. Persone pericolose vengono, in pratica, affidate esclusivamente ai sanitari. Nelle Rems non ci sono più le forze dell’ordine. Un dato positivo per la cura, ma distorsivo sul piano culturale, perché questo ha indotto una cultura per cui le forze dell’ordine non intervengono più. Adesso quando le forze dell’ordine valutano che una persona non è più in sé la portano al pronto soccorso scaricando il problema sulla sanità. Si è prodotta una ‘sanitarizzazione’ della violenza, come se la violenza potesse essere causata soltanto da problemi di salute e, quindi, gli unici che se ne devono occupare devono essere i sanitari. Invece, diritto alla cura e diritto alla sicurezza devono andare di pari passo”. Castagnoli rimarca inoltre che, “essendo le Rems delle strutture sanitarie, hanno un limite di capienza definito dalle norme sanitarie, situazione che non si verificava nell’ospedale psichiatrico giudiziario che, al contrario, sottostava alle norme carcerarie. Il numero di Rems sul territorio è assolutamente insufficiente”.
Lo psichiatra ammette che “quella che proponiamo è un’operazione ardita. Sarebbe una lunga battaglia mettere mano al Codice penale, ma rimetterebbe in linea le responsabilità di tutti: forze dell’ordine, magistratura e sanità. Come medici vogliamo occuparci della cura, non della custodia delle persone”.
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