Covid: esperti Oms, ‘BQ.1 e XBB restano sotto Omicron, no nuovo nome’
Milano, 28 ott. (Adnkronos Salute) – Le sottovarianti Omicron BQ.1 e XBB, sotto la lente dell’Organizzazione mondiale della sanità e delle autorità sanitarie di diversi Paesi in questi giorni, non verranno classificate al momento come nuove varianti a sé, ma resteranno parte della famiglia Omicron da cui sono state generate. “Sulla base delle prove attualmente disponibili, il Gruppo consultivo tecnico dell’Oms sull’evoluzione del virus (Tag-Ve) non ritiene che” l’insieme delle caratteristiche (fenotipo complessivo) di BQ.1 e XBB, alias famiglia Cerberus e Gryphon secondo gli appellativi attribuiti loro sui social, “diverga sufficientemente l’uno dall’altro, o da quello di altri lignaggi Omicron con ulteriori mutazioni di fuga immunitaria”, in una misura tale da rendere necessaria “la designazione di nuove varianti di interesse e l’assegnazione di una nuova etichetta”.
Questo l’esito dell’incontro che si è tenuto il 24 ottobre tra gli esperti che monitorano i cambiamenti di Sars-CoV-2. “I due sottolignaggi – sono le loro conclusioni – rimangono parte di Omicron, che continua a essere una variante di preoccupazione”, Voc. “Questa decisione sarà riesaminata regolarmente. Se ci sono sviluppi significativi che giustificano un cambiamento nella strategia di sanità pubblica, l’Oms avviserà prontamente gli Stati membri e il pubblico”, spiega il pool di tecnici che traccia le varianti. Durante l’incontro, il focus sono state proprio le implicazioni per la salute pubblica legate in particolare a XBB e BQ.1 e ai loro sottolignaggi.
In una nota vengono riportate le informazioni raccolte finora sulle due sottovarianti. Quanto BQ.1, data come dominante in Ue tra metà novembre e inizio dicembre dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), è un sottolignaggio di Omicron 5 (BA.5), che porta mutazioni sulla proteina Spike in alcuni siti antigenici chiave. La ‘figlia enfant terrible’ di BQ.1, Cerberus (BQ.1.1), oltre a queste mutazioni ne porta una ulteriore sempre in un sito chiave. Alla settimana epidemiologica 40 (dal 3 al 9 ottobre), dalle sequenze presentate alla banca dati Gisaid si calcola che ‘BQ.1 & co’ ha una prevalenza del 6%. E’ stata rilevata in 65 Paesi. “Sebbene non ci siano dati sulla gravità o sulla fuga immunitaria dagli studi sull’uomo, questa sottovariante sta mostrando un significativo vantaggio di crescita rispetto ad altre in molti contesti, tra cui Europa e Stati Uniti, e pertanto merita un attento monitoraggio”, evidenziano gli esperti del Tag-Ve che citano la possibilità di un “rischio di reinfezione più elevato” come un argomento che “necessita di ulteriori indagini”.
Allo stesso tempo il team di tecnici precisa anche che finora “non ci sono dati epidemiologici che suggeriscano un aumento della gravità della malattia”. Resta da stabilire l’impatto dei cambiamenti immunologici osservati sulla fuga dal vaccino. Sulla base delle conoscenze attualmente disponibili, “la protezione contro le infezioni (sia quella conferita dal vaccino originale che dai bivalenti) può essere ridotta, ma non è previsto alcun impatto importante sulla protezione contro le malattie gravi”.
XBB, l’altra sottovariante Omicron che scalpita e ha per esempio provocato un’ondata di contagi a Singapore, è un ricombinante di due sottolignaggi di Omicron 2 (BA.2.10.1 e Centaurus BA.2.75). Alla settimana epidemiologica 40 (3-9 ottobre), la sua prevalenza globale risulta dell’1,3% ed è stata rilevata in 35 Paesi. Il Tag-Ve ha discusso i dati disponibili da Singapore e dall’India, nonché input da altri Paesi. C’è stato un ampio aumento della prevalenza nella sorveglianza genomica regionale, ma non è stato ancora associato in modo coerente con un aumento di nuove infezioni. “Sebbene siano necessari ulteriori studi, i dati attuali non suggeriscono che vi siano differenze sostanziali nella gravità della malattia per le infezioni da XBB – riferiscono gli esperti – Ci sono, tuttavia, evidenze iniziali che indicano un rischio di reinfezione più elevato rispetto ad altri sottolignaggi Omicron circolanti”, limitato però in particolare a persone contagiate in era pre-Omicron.
In definitiva, concludono i consulenti tecnici dell’Oms, “stiamo esaminando una vasta diversità genetica dei sottolignaggi di Omicron, i quali attualmente mostrano risultati clinici simili, ma con differenze nel potenziale di fuga immunitaria. Il potenziale impatto di queste varianti è fortemente influenzato dal paesaggio immunitario delle regioni del mondo in cui agiscono. Facciamo notare che queste due sottovarianti rimangono parte di Omicron, che è una variante di preoccupazione proprio per la reinfezione molto elevata e il suo potenziale di bucare i vaccini, e che i picchi di nuove infezioni dovrebbero essere gestiti di conseguenza”. L’Oms spiega infine che continuerà a monitorare da vicino i lignaggi XBB e BQ.1 come parte di Omicron e chiede ai Paesi di “continuare a essere vigili”, di monitorare e segnalare le sequenze, nonché di condurre analisi indipendenti e comparative dei diversi sottolignaggi.
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