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Covid: Oms, +25% ansia e depressione ma ‘è la punta di un iceberg’

2 Marzo 2022

Milano, 2 mar. (Adnkronos Salute) – Solo nel primo anno della pandemia di Covid-19 è aumentata del 25% la prevalenza globale di ansia e depressione, secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità. Un boom di disturbi, cresciuti dunque di un quarto, che rappresenta però “soltanto la punta dell’iceberg”, avverte il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. A parte le segnalazioni ufficiali preoccupa infatti il sommerso, ma già le informazioni disponibili devono suonare come “un campanello d’allarme per tutti i Paesi – esorta il Dg – a dedicare maggiori attenzioni alla salute mentale e a migliorare gli interventi” per proteggerla e promuoverla. Se infatti il 90% dei Paesi ha incluso il capitolo benessere psicologico nei loro piani di risposta anti-Covid, secondo l’Oms “permangono grandi lacune”.

All’origine dell’incremento dei disturbi mentali c’è “lo stress senza precedenti causato dall’isolamento sociale” determinato dalle restrizioni messe in atto per contenere i contagi. Fattori che hanno limitato “la capacità delle persone di lavorare, di cercare sostegno presso i propri cari e di impegnarsi nelle loro comunità”. Hanno pesato poi “la solitudine e la paura dell’infezione, della sofferenza e della morte, per sé stessi e per le persone vicine”. Ma anche “il dolore dopo un lutto e le preoccupazioni finanziarie sono stati citati come elementi di stress causa di ansia e alla depressione”.

“Tra gli operatori sanitari, l’esaurimento” per il superlavoro “ha scatenato pensieri suicidi”. E fra le categorie che più hanno subito il contraccolpo emotivo di Covid ci sono i giovani e le donne, emerge ancora dal documento che tiene conto di una revisione completa delle evidenze sull’impatto della pandemia sul benessere psichico e sui servizi sanitari dedicati, e comprende le stime dell’ultimo studio Global Burden of Disease. Tra i giovani l’Oms segnala un “rischio sproporzionato di comportamenti suicidi e autolesionistici. Le donne sono state più gravemente colpite rispetto agli uomini”, ma anche “i pazienti con malattie preesistenti come asma, cancro e malattie cardiache avevano maggiori probabilità di sviluppare sintomi di disturbi mentali”.

Quanto alle persone con problemi preesistenti di salute mentale, secondo i dati a disposizione dell’Oms “non sembrano essere vulnerabili all’infezione Covid-19 in maniera sproporzionata” rispetto ad altri gruppi. “Tuttavia, quando vengono contagiate hanno più probabilità di ricovero, malattia grave e morte rispetto a chi non ha disturbi mentali. Particolarmente a rischio” da questo punto di vista sono “i pazienti con condizioni più serie come le psicosi, e i giovani con disturbi mentali” in generale.

A preoccupare l’agenzia ginevrina è anche il fatto che “questo aumento della prevalenza dei problemi di salute mentale ha coinciso con gravi interruzioni dei servizi” sanitari specialistici, creando “enormi lacune nell’assistenza”. Per gran parte della pandemia “i servizi dedicati alle patologie mentali, neurologiche e alle dipendenze sono stati i più interrotti fra tutti servizi essenziali sui quali gli Stati membri dell’Oms hanno riferito. Molti Paesi hanno anche segnalato gravi interruzioni nei servizi salvavita, inclusi quelli per la prevenzione del suicidio”. E se “a fine 2021 la situazione era in qualche modo migliorata”, ancora “oggi troppe persone non riescono a ricevere le cure e il supporto di cui hanno bisogno per disturbi condizioni di salute mentale sia preesistenti sia di recente sviluppo”.

Impossibilitati ad accedere all’assistenza diretta, “in molti hanno cercato aiuto online – continua l’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità – segnalando l’urgente necessità di rendere disponibili e facilmente accessibili strumenti digitali affidabili ed efficaci. Tuttavia, lo sviluppo e l’implementazione di questi interventi rimane una sfida importante nei Paesi e negli ambienti con risorse limitate”.

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