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Covid: presidente virologi, ‘basta contare i positivi, studiare i ricoveri’

12 Gennaio 2022

Milano, 12 gen. (Adnkronos Salute) – “Continuare a conteggiare ogni giorno le persone positive a Covid”, come se nulla da inizio pandemia fosse cambiato, “non è giusto e rischia di confondere, di terrorizzare e di condizionare la popolazione oltre a quanto questa malattia ha già fatto”. Lo dichiara in un’intervista all’Adnkronos Salute il presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), Arnaldo Caruso. Il bollettino va cambiato, sostiene, “focalizzando l’attenzione sui ricoveri. Indicando cioè solo quelli ‘per Covid’ e non quelli ‘con Covid'”, e “cercando di capire chi sono i pazienti che finiscono in ospedale” nonostante l’aumento della popolazione vaccinata e la crescente prevalenza di Omicron. Variante ormai nota per essere molto più trasmissibile, ricorda l’esperto, ma meno in grado di provocare una patologia grave almeno nelle persone con un sistema immunitario efficiente.

“Secondo uno studio condotto su 6 ospedali – evidenzia lo specialista, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili – in quasi il 30% dei ricoverati con Omicron l’infezione da Sars-CoV-2 viene vista per caso, su pazienti ospedalizzati a causa di altre malattie. Ciò conferma che Omicron è meno patogena di Delta, come già sapevamo, tanto da essere spesso identificata casualmente. Eppure oggi questi casi vengono ‘bollettinati’ come positività e ricoveri da Covid”. Secondo Caruso, invece, in una popolazione con alte percentuali di vaccinati e in un contesto in cui “la pandemia da nuovo coronavirus assume sempre più le caratteristiche di un’endemia simile all’influenza”, dovremmo “cominciare a pensare di non comunicare più il numero dei positivi, ma esclusivamente il dato dei ricoveri realmente dipendenti da Covid-19”.

“Che senso ha oggi – chiede il numero uno dei virologi italiani – contare i ‘semplici’ positivi all’infezione? Un positivo è un positivo, certo. Ma se noi fossimo andati a vedere, in tempi di influenza, quanti positivi c’erano a un molecolare sensibilissimo, avremmo trovato cose incredibili”. L’importante adesso è ‘prendere il polso’ ai ricoveri, insiste Caruso. “Soprattutto – precisa – da ora in poi sarebbe fondamentale stabilire quali e quanti, rispetto al passato, sono gli ingressi in ospedale che rischiano effettivamente di affollare in maniera significativa i reparti, così da capire bene se la tendenza resterà a crescere o sarà invece a diminuire, come ci aspettiamo tutti e come sta succedendo anche in Inghilterra”.

Infine, “bisognerebbe fare anche una cosa importante: sorvegliare i casi più gravi di Omicron – suggerisce l’esperto – per verificare se la suscettibilità a una malattia grave determinata da questa variante dipende più che altro da un problema di età e di condizioni individuali, come ad esempio il non essere completamente vaccinato e con terza dose, o magari il non aver risposto bene alla vaccinazione per situazioni patologiche concomitanti. Una sorveglianza di questo tipo, fatta possibilmente dall’Istituto superiore di sanità – propone il presidente Siv-Isv – non solo aiuterà a gestire la pressione di Covid-19 sugli ospedali, ma ci farà comprendere meglio se e quanto Omicron ‘buca’ i vaccini attuali anche nei confronti delle forme gravi di infezione, e quindi se accelerare sull’aggiornamento dei prodotti-scudo adattandoli a Omicron”.

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