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Covid: Salutequità, ancora un rinvio per recupero esami e cure persi, vigilare

21 Febbraio 2022

Roma, 21 feb. (Adnkronos Salute) – Ancora un rinvio per il recupero delle prestazioni saltate durante questi due anni di pandemia Covid-19. Il termine del 31 gennaio, entro cui le Regioni dovevano rimodulare e presentare ai ministeri della Salute e dell’Economia il proprio Piano di recupero delle liste di attesa per accedere ai 500 milioni di euro stanziati dallo Stato, è stato prorogato al 24 febbraio. Lo evidenzia Salutequità, che segnala: “Sembrerebbe che a fronte della difficoltà di alcune Regioni di rimodulare i Piani regionali di recupero entro i termini, il ministero della Salute abbia concesso la proroga”.

Tale proroga, rileva l’associazione, “arriva a valle di un ulteriore periodo particolarmente difficile per i pazienti Non Covid. Molte Regioni, infatti, tra dicembre 2021 e gennaio-febbraio 2022, a fronte del ciclico picco del contagio, hanno sospeso ancora una volta le cure programmabili rifacendosi alla circolare del ministero della Salute del 18 dicembre 2021”. Da una ricognizione realizzata da Salutequità, infatti, al 9 gennaio 2022 erano circa 17 le Regioni che avevano deciso sospensioni e rinvii di interventi, visite ed esami procrastinabili.

“Tutti i blocchi delle prestazioni avvenuti in questi due anni di pandemia – sottolinea Salutequità – hanno avuto un impatto rilevante sul fenomeno delle cure mancate. Ora è necessario che il ministero vigili sul rispetto da parte delle Regioni della nuova deadline del 24 febbraio, anche perché la storia ci insegna che su questo le velocità delle Regioni sono molto diverse. Ad esempio, per il primo Piano operativo di recupero delle liste di attesa la scadenza era fissata al 15 settembre 2020, ma solo alcune Regioni come Marche, Toscana e Veneto hanno rispettato la tempistica, altre come Puglia, Provincia di Bolzano, Basilicata e Lombardia lo hanno approvato a dicembre 2020 (circa 3 mesi di ritardo), mentre la Sardegna si è spinta sino ad aprile 2021 (circa 7 mesi di ritardo)”.

Per Salutequità, “è fondamentale, inoltre, che i ministeri competenti garantiscano il tempestivo controllo formale e soprattutto sostanziale del contenuto dei Piani di recupero che saranno presentati dalle Regioni entro il 24 febbraio, anche perché da una prima analisi su alcuni di questi già emergono importanti differenze. Considerato che nel 2022 il tempo a disposizione per recuperare è già passato da 12 a 10 mesi, e che questi potrebbero diventare 8 (calcolando l’eventualità del nuovo picco dei contagi durante il prossimo autunno-inverno), il cronoprogramma del recupero delle Regioni diviene cruciale e sarebbe fondamentale comprimerlo il più possibile, al massimo entro ottobre 2022”.

“Bisogna quindi accelerare molto – rimarca l’associazione – altrimenti potremmo ritrovarci nuovamente a scoprire a fine anno che anche quest’ultime risorse stanziate non sono state spese e le cure non ancora del tutto recuperate. Finanziare le misure di recupero non è più sufficiente, bisogna garantire una governance che permetta di centrare velocemente l’obiettivo e di cambiare concretamente lo stato delle cose per i cittadini. In caso contrario, chi potrà mettere mano al portafoglio riuscirà ad accedere alle cure in privato, chi non potrà sarà costretto a rimandare o a rinunciare”, conclude l’associazione, suggerendo che “si potrebbe applicare al tema del recupero delle liste di attesa il modello utilizzato per le vaccinazioni Covid: sviluppare un cruscotto pubblico per rendere trasparente l’andamento dell’attività di recupero delle liste di attesa e dell’utilizzo delle risorse stanziate da parte delle Regioni”.

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