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Decine di bimbi diabetici con pancreas artificiale ‘fai da te’

21 Febbraio 2023

Milano, 21 feb. (Adnkronos Salute)() – Sono circa 2mila in Italia i bimbi under 6 con diabete di tipo 1, 400 le nuove diagnosi ogni anno. Per loro esiste solo un sistema automatizzato di somministrazione di insulina (Automated Insulin Devices, Aid), appena approvato dagli enti regolatori nel nostro Paese e in Europa. Ma da alcuni anni decine di persone, poi centinaia e ora migliaia, stanno sperimentando anche nei bimbi ‘pancreas artificiali fai da te’, i cosiddetti Do-It-Yourself Artificial Pancreas System (Diyaps), basati su algoritmi personalizzati e ‘fatti in casa’ dalla comunità di pazienti o dagli stessi genitori, anche sfruttando talvolta vecchi modelli fuori commercio di altri componenti (microinfusore e sensore). In questo modo i genitori, invece di gestire in modo manuale la glicemia, possono delegare questo compito a un algoritmo, riducendo stress e disagi dei bimbi e delle famiglie. Secondo una stima, contenuta in uno studio pubblicato nel 2021 su ‘The Lancet Diabetes & Endocrinology’, sarebbero almeno 10mila le persone che si affidano al ‘fai da te’, di cui il 20% al di sotto dei 18 anni. Anche in Italia, in base a queste stime, i casi di ricorso al fai da te sono decine.

Gli esperti hanno deciso di affrontare il tema in occasione di un meeting scientifico, il Congresso ‘Advanced Technologies & Treatments for Diabetes’ (Attd), in corso a Berlino fino al 25 febbraio, dedicato alle novità tecnologiche per la gestione del diabete. In questo contesto, gli specialisti della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp) mettono in guardia contro i rischi dell’uso del pancreas artificiale fai da te nei bimbi al di sotto dei 6 anni con diabete di tipo 1. Questo approccio dei device fatti in casa non è condiviso da larga parte della comunità scientifica internazionale che però, dall’altro lato, indica l’urgenza di promuovere la ricerca e la sperimentazione clinica di più sistemi automatici per i bimbi con meno di 6 anni, affinché nel prossimo futuro tutti i piccoli pazienti con diabete di tipo 1 possano accedere a questi device innovativi in sicurezza.

Nel meeting Attd è stato discusso oggi per la prima volta un documento di consenso da esperti e associazioni di pazienti internazionali, per portare all’attenzione di aziende ed enti di ricerca la necessità di accelerare gli studi di questi nuovi sistemi che hanno già dimostrato livelli ottimali di efficacia e sicurezza nella gestione e controllo della malattia anche dei più piccoli.

Perché alcuni genitori hanno imboccato la via del fai da te? In Italia e in Europa al momento esiste solo un prototipo di device automatico autorizzato per i più piccoli, che è insufficiente – spiega una nota – a soddisfare i bisogni dei pazienti con diabete di tipo 1 nella fascia d’età 0-6 anni. Servono modelli più piccoli, senza catetere esterno e più facili da utilizzare. Gli esperti italiani della Siedp sono tra i promotori dell’iniziativa del documento di consenso per promuovere la sperimentazione di più sistemi automatici di somministrazione dell’insuluna, facendo uscire dall’ombra quelli sviluppati dagli stessi genitori e pazienti.

Nel dettaglio l’invito ad aziende ed enti di ricerca è per aumentare gli studi ufficiali sul pancreas artificiale nella popolazione pediatrica fino a 6 anni, il tutto senza abbandonare le decine di famiglie italiane che hanno adottato sistemi fai da te in attesa dello sviluppo della ricerca e delle autorizzazioni normative, rimarcano gli esperti. “Il pancreas artificiale rappresenta l’innovazione scientifica più avanzata per il trattamento del diabete di tipo 1 che, pur essendo la forma meno diffusa, riguarda 20 milioni di persone nel mondo e 300mila in Italia, di cui circa 2mila bimbi al di sotto dei 6 anni”, ricorda a nome della comunità diabetologica pediatrica Valentino Cherubini, presidente eletto Siedp, direttore dell’Unità di Diabetologia pediatrica dell’Azienda ospedaliero-universitaria delle Marche di Ancona.

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario mette fuori gioco le cellule beta che producono l’insulina. Senza più possibilità di produrre l’ormone che regola lo zucchero nel sangue, i pazienti devono continuamente monitorare la propria glicemia manualmente e altrettanto manualmente auto-iniettarsi insulina ogni volta che la loro glicemia sale, andando incontro a bruschi balzi in alto o in basso, che a lungo andare fanno male. “A rischio sono soprattutto i bimbi più piccoli – evidenzia Cherubini – per i quali è difficile gestire la malattia perché i genitori devono fare i conti con la vivacità dei bimbi, le loro attività e i pasti sempre diversi che causano continue variazioni glicemiche. Il pancreas artificiale rappresenta soprattutto per loro una potenziale soluzione”, essendo “dotato di sensori che monitorano in automatico e molto di frequente la glicemia, e di una pompa che inietta insulina in base ai bisogni, collegata negli ultimi anni a un software che ‘ripensa’ i livelli di insulina in modo automatico, considerando non solo la glicemia ma anche l’attività che sta svolgendo il piccolo paziente”.

Tali sistemi, prosegue Cherubini, “oltre a migliorare gli esiti glicemici e la salute generale a lungo termine nei bambini, riducono il disagio e migliorano la qualità del sonno”. I device che infondono insulina al bisogno senza l’intervento del paziente sono disponibili da alcuni anni anche in Italia e a oggi sono circa 18mila su 300mila i pazienti trattati con pancreas artificiale in regime di rimborsabilità. Ma tra questi pochissimi bambini al di sotto dei 6 anni li utilizzano. “Ad oggi, anche se pochi, i lavori condotti per osservare l’efficacia dei sistemi sugli under 6 dimostrano buoni risultati – riferisce Cherubini – Uno dei più recenti, pubblicato a gennaio scorso sul ‘New England Journal of Medicine’ e finanziato anche dalla Commissione europea, ha registrato un miglioramento significativo del controllo glicemico in bambini fra 1 e 5 anni con diabete di tipo 1, senza aumentare il tempo in ipoglicemia”.

In particolare, dice l’esperto, “grazie al sistema automatico, i piccoli pazienti hanno superato il target glicemico di 8,7 punti percentuali rispetto al gruppo di controllo. Tuttavia, tradizionalmente le approvazioni per nuovi farmaci e device per i bambini piccoli sono in ritardo a causa delle difficoltà nelle approvazioni per la sperimentazione che avviene sempre dopo che si sono ottenuti risultati soddisfacenti nell’adolescente e nell’adulto. D’altro canto, non allargare la ricerca anche su questi sistemi contempla possibili rischi derivati dall’utilizzo di device non ancora approvati. Bisogna accelerare perché tutti i più piccoli con diabete di tipo 1 possano accedere a questi sistemi in sicurezza”. Nel corso degli anni, racconta Cherubini, “si è diffuso e allargato un fenomeno nato dal movimento ‘#WeAreNotWaiting’, approdato anche sui social, che per la disponibilità limitata di versioni commerciali di sistemi automatici, ha indotto migliaia di persone nel mondo e decine in Italia a ricorrere a sistemi di pancreas artificiale fai da te”.

Sistemi “fatti in casa e non privi di rischi, seppur limitati, come l’eccesso e il difetto di dosaggio dell’insulina – segnala lo specialista – Questi device vengono spesso costruiti seguendo le istruzioni open source di progetti scaricabili da Internet e programmati e personalizzati. Ovviamente è più sicuro aspettare i test clinici dei dispositivi in attesa di autorizzazione, piuttosto che provvedere da soli nell’attesa. Ma l’opportunità è che questo fenomeno che non può più essere ignorato acceleri la ricerca per mettere sul mercato dispositivi a basso costo basati su nuove tecnologie, che contribuiscano a migliorare la vita specie dei più piccoli e dei loro genitori”.

“Pensiamo – interviene Mariacarolina Salerno, presidente Siedp – all’inserimento a scuola, compiuto in serenità dopo l’esordio della malattia, oppure alle attività sportive e ricreative, come una merenda con i coetanei, da vivere senza particolari preoccupazioni. Significa anche educare all’autonomia bambini e ragazzi che, grazie al sistema, non sentono costantemente il controllo dei genitori. Il cambiamento portato da queste tecnologie è stato accompagnato, inoltre, negli anni anche da un lavoro di formazione da parte della Siedp nelle scuole per la gestione del diabete di tipo 1 da parte di insegnanti, alunni e famiglie”.

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