Fisher (Aiic): “Garantire efficienza dispositivi anche in realtà difficili”
Roma, 16 mag. (Adnkronos Salute) – “Il ruolo dell’ingegnere clinico in contesti difficili, militari e in teatri di guerra è quello di poter gestire e garantire la sicurezza e l’efficienza dei dispositivi medici in qualunque momento e situazione. È necessario quindi che, in affiancamento alle forze militari, possa garantire che in situazioni di emergenza, quali il recupero di feriti, sotto attacco o nella gestione dell’ospedale militare da campo – quindi anche in supporto ai civili locali – che il dispositivo medico sia sempre efficiente, pronto all’uso e disponibile”. Lo ha detto Andrea Fisher, del direttivo dell’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic), intervenendo oggi al simposio dedicato alla gestione delle tecnologie biomediche in contesti difficili, all’interno del Convegno nazionale Aiic in corso a Roma fino al 18 maggio.
Nello specifico questo esperto si occupa di garantire “l’efficienza, ad esempio, di batterie o di determinati accessori magari esclusivi propri del teatro di guerra. La gestione e l’arrivo di tecnologie in queste realtà – spiega Fisher – è decisamente complessa in quanto i vettori militari sono spesso già occupati da altre forniture quali medicinali, munizioni. Avere quindi una buona dotazione o eventuali scorte di dispositivi già presenti nelle varie sedi militari è fondamentale come anche la manutenzione per garantire che non sia necessario, in urgenza, provvedere ad nuovi approvvigionamenti o sostituzioni”.
Andare a fare manutenzione di “apparecchiature e dispositivi in situazioni quali ad esempio Afghanistan o il teatro di guerra adesso della striscia di Gaza – sottolinea l’ingegnere Aiic – è decisamente difficile perché manca anche la possibilità di avere ricambi, accessori”. Queste tecnologie utilizzate in realtà difficili come la guerra sono “adattate a esigenze particolari quali veicoli militari, su ruote o a pala mobile, tipo un elicottero”. In questi casi devono sopportare bene “vibrazioni, polvere, temperature estreme, pressioni diverse, oppure – conclude – la presenza di acqua”.
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