I giovani chiedono che si parli di sessualità a scuola ma non si fa
Roma, 24 giu. (Adnkronos Salute) – I giovani e l’educazione sessuale. Loro vorrebbero, ma la risposta che ricevono è scarsa. “Un po’ per curiosità, un po’ per bisogno, i ragazzi mostrano interesse verso corsi o incontri di educazione sessuale negli ambienti scolastici”, ma “quasi la metà non ha mai affrontato il tema”, seppur circa 9 su 10 “pensano che sia essenziale l’informazione a scuola”. E’ ciò che emerge da una ricerca curata dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss). I 3.500 ragazzi partecipanti all’indagine, condotta online sul sito skuola.net, hanno espresso il loro parere sull’educazione alla sessualità ricevuta o che vorrebbero avere a scuola. “Quasi il 90% di chi ha risposto pensa sia essenziale. Sia i maschi sia le femmine ne sono sicuri mentre. Riguardo all’età, sono soprattutto quelli nella fascia 15-18 anni e i più giovani della fascia 11-14 che la ritengono necessaria”, sottolinea il report.
“Poco più di uno studente su 3 ne ha parlato alle scuole superiori, meno di uno su 3 alle scuole medie e meno di uno su 10 anche alle scuole elementari. Il più delle volte a parlare di sessualità sono stati esperti esterni alla scuola, come psicologi, ginecologi o altre figure professionali, spesso anche professori o direttamente altri studenti. In casi molto più rari a parlare di sessualità a scuola sono stati i genitori”, evidenzia la Fiss.
Ma quando iniziare a parlare di sesso fra i banchi di scuola? Per i ragazzi che hanno risposto al questionario curato dall’Osservatorio della Fiss, si dovrebbe iniziare “alla scuola secondaria di primo grado (più di uno su 2); a seguire, più di uno su 5 crede sia il caso di cominciare alla secondaria di secondo grado. Infine, uno su 6 indica già la scuola d’infanzia quale luogo adeguato”. Sono soprattutto i ragazzi più grandi, le femmine e chi dichiara di avere orientamento omosessuale a ritenere importante un’educazione sessuale più precoce, che parta sin dalle scuole elementari.
“Risulta molto utile il fatto che le fasce di età evolutive, sia gli 11-14enni sia i 15-18enni, abbiano testimoniato che ritengono l’educazione sessuale essenziale e necessaria – commenta Roberta Giommi, psicoterapeuta, sessuologa clinica, direttrice dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze, componente del direttivo Fiss – Questo rinforza l’idea dei rischi che possiamo correre come adulti autorevoli, esperti in educazione sessuale, insegnanti, genitori, così come l’idea che le esperienze sessuali e affettive non ricevano nessuna attenzione, creando così difficoltà a volte gravi”.
“Da anni, in particolare dal 1985 – aggiunge la specialista – sono stati fatti corsi per preparare le persone a fare educazione sessuale e questo ha comportato incontri con genitori e insegnanti. Sapere che pensano sia qualcosa che colpevolmente manca spinge a intensificare gli incontri e le occasioni per educare ragazzi e ragazze alla sessualità e all’affettività, così come stiamo facendo anche alle scuole elementari”.
Quando l’educazione sessuale viene fatta, tra gli argomenti maggiormente trattati ci sono le malattie sessualmente trasmissibili, la contraccezione,l’anatomia e la fisiologia della sessualità e della riproduzione, insieme ai cambiamenti puberali. Altro argomento spesso approfondito è la sessualità unita all’uso della tecnologia. In questo caso, negli incontri sono illustrati i fenomeni del cyberbullismo, del ‘sexting’, del ‘grooming’ e del ‘revenge porn’. Gli argomenti meno trattati a scuola invece risultano essere il rapporto con il proprio corpo (meno del 7% dei giovani); i diritti sessuali, esaminati da meno di uno studente su 10; il ruolo delle figure professionali, quali il ginecologo, l’andrologo e il sessuologo (solo da uno su 10), e l’identità sessuale e di genere (meno di uno su 8). Tra chi è favorevole all’educazione sessuale scolastica, gli argomenti di maggior interesse risultano essere: le infezioni sessualmente trasmissibili, la contraccezione e l’esperienza del primo rapporto sessuale.
“Più della metà dei ragazzi – emerge dall’indagine Fiss – ritiene importante trattare anche temi che non vengono affrontati spesso a scuola, come l’interruzione volontaria di gravidanza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e l’affettività. Altri argomenti importanti riguardano il consenso nelle relazioni sessuali e il ruolo della tecnologia, oltre alla tolleranza, l’inclusione e il rispetto, i diritti e la pornografia”.
“I ragazzi vogliono parlare dei temi che credono siano più importanti per la loro educazione e che non vengono trattati, o molto poco, in altre occasioni – osserva Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa, direttrice dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma e past president Fiss – Necessitano di conoscenze per affrontare in maniera più consapevole la vita affettiva e sessuale che li aspetta, potendo in questo modo fare le scelte più adeguate alla loro età ed esperienza. L’esperienza del corpo che cambia è spesso foriera di dubbi e timori, ma anche di curiosità: cosa fare, come accettare questi cambiamenti? La parola adeguata è sempre consapevolezza, conoscere per gestire al meglio emotivamente e affettivamente il cambiamento”.
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