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La top scientist Franceschi, ‘vertici classifica? Serve coraggio e altruismo’

27 Maggio 2024

Roma, 27 mag. (Adnkronos Salute) – Coraggio di partire, ma anche di tornare. Altruismo nel condividere i risultati degli studi e le pubblicazioni, fiducia nei giovani, scarsa attrazione per il potere e molta passione per la ricerca e la cura dei lavori. Sono gli elementi su cui si costruisce una carriera da ricercatrice da tempo al top delle classifiche internazionali secondo Silvia Franceschi, direttore scientifico del Centro di riferimento oncologico (Cro) Irccs di Aviano, che conferma la sua posizione tra i primi 200 scienziati per pubblicazioni e citazioni censiti dalla piattaforma Research.com. Franceschi è la prima donna tra gli italiani presenti, quinta tra i connazionali e 186esima tra tutti gli scienziati del mondo. Dei suoi 50 anni di ricerca, ricchi di 1.458 pubblicazioni e 158.243 citazioni – spiega all’Adnkronos Salute – 25 li ha trascorsi all’estero. E ci tiene a non essere chiamata professoressa: “Non ho mai lavorato nelle università, sempre in enti di ricerca, i meccanismi di ingresso all’università non fanno per me”.

Medico, specializzata in ginecologia e statistica sanitaria e con un Master in epidemiologia all’Imperial Cancer Research Fund di Oxford (Regno Unito), Franceschi, esperta internazionale di epidemiologia oncologica, ha contribuito alla comprensione del ruolo del Papillomavirus umano nel tumore del collo dell’utero, dell’ano e dell’orofaringe. “Molto presto nella mia carriera – racconta – mi sono appassionata all’epidemiologia dei tumori. E sin da quando ero all’università ho cercato di fare ricerca, all’inizio all’Istituto Mario Negri, poi ad Oxford, poi all’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione, per poi rientrare nel 2018 in Italia al Cro. Racconto tutto questo per dire che la prima chiave della mia produttività scientifica è di essere stata molto ‘mobile’ e di non essermi mai ‘impigrita’ rispetto alla possibilità di ampliare la mia capacità di comprensione dei dati in altri Paesi”.

Il secondo elemento per spiegare il gran numero di pubblicazioni, continua, “credo sia nel fatto che serve amare scrivere e anche riscrivere, perché un articolo per diventare citabile richiede cura, precisione e qualità. E poi bisogna essere altruisti, lavorare con tanti giovani e lasciare loro il primo nome sui lavori perché sono loro che devono farsi le ossa, non più io. Tutto questo ‘disegna’ il modo giusto di pubblicare, a mio avviso. Negli ultimi anni, nel nostro Paese ci si è resi conto dell’importanza delle pubblicazioni e questo purtroppo ha portato a una voglia improvvisa e un po’ superficiale di pubblicare. Cresce nel mondo il numero di pubblicazioni, ma non la loro accuratezza e qualità. Le riviste si sono moltiplicate e ci sono anche situazioni quasi di mercato”, evidenzia Franceschi. (segue)

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