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Medici Milano contro decreto liste attesa Schillaci, ‘non escluso ricorso Tar’

2 Maggio 2024

Milano, 2 mag. (Adnkronos Salute) – “Dobbiamo solo attendere che venga pubblicato” il decreto annunciato dal ministro della Salute Orazio Schillaci sulle liste d’attesa, “con le premesse che abbiamo letto. Perché, se sono davvero queste, allora significa che abbiamo lavorato più di 20 anni invano”. E “nulla ci vieta di fare ricorso al Tar anche contro il decreto Schillaci” come “abbiamo fatto contro il decreto appropriatezza di Beatrice Lorenzin” nel 2016, “poi sospeso visto il ritiro e l’approvazione del decreto Lea”. Sono le prime parole del presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, dopo aver letto anticipazioni di stampa sulle nuove regole prescrittive per i medici di famiglia e specialisti che verrebbero varate con il provvedimento in cantiere.

Il timore? Che aumenti il carico burocratico e il rischio di errore, spiega in una nota. “Si parla di appropriatezza prescrittiva da molti decenni – osserva Rossi – Ciò che lascia esterrefatti è che si dica ancora che i medici debbano ‘familiarizzare’ con questo tipo di logica. Peraltro, un costosissimo carrozzone di enti di controllo è impegnato ogni giorno a verificare le prescrizioni di farmaci e di esami, che giunge fino alla Corte dei Conti. Dunque, se c’è chi conosce alla perfezione queste regole sono proprio i medici del Servizio sanitario nazionale, di famiglia e specialisti. Dire che debbano imparare a conoscere queste regole è prima di tutto un obbrobrio storico, totalmente inaccettabile, al limite dell’insulto”, tuona.

Nel 2016 l’allora ministro Lorenzin predispose un decreto sull’appropriatezza, che non piacque all’Ordine. “Contro il decreto Lorenzin ci fu una forte levata di scudi e, come OmceoMi, facemmo infatti ricorso al Tar – ricorda Rossi – Ma dopo un anno il decreto venne sostituito dal decreto sui Lea che correggeva pesantemente il vecchio decreto, lo metteva sotto altra luce, decisamente più corretta, con indicazioni condivise da tutti, dando dunque ragione all’Ordine dei medici di Milano”. Oggi per Rossi la situazione è molto simile: “Pensare di ridurre le liste d’attesa con un decreto che va a misurare la prescrizione dei medici è una contraddizione di termini. Una sciocchezza – dice – Ma c’è di più: il decreto aumenterebbe gli oneri di carattere burocratico”, sostiene il numero uno dei medici meneghini. “Perché, teoricamente, d’ora in avanti i medici dovrebbero inserire nel quesito diagnostico che ogni medico già prepara (è persino insultante dire che lo deve fare) anche dei codici, dei numeretti che fanno riferimento a tabelle preimpostate (ICD 9 – CM)”.

Ma, obietta Rossi, “è impossibile far rientrare in un codice una patologia o un sintomo specifici: l’essere umano ha comunque sempre una sua complessità. Questa è un’assurdità che va condannata ed evitata con ogni mezzo. Non solo perché aumenterà in modo inaudito il carico burocratico dei medici, ma anche il rischio di errore causato da migliaia di codici specifici. Senza contare che aumenterà l’attesa dei pazienti, le lamentele, le code. E le aggressioni e le minacce, verbali e fisiche, già sempre più all’ordine del giorno. Tutto ciò si ridurrà insomma ad una enorme gigantesca marea di tempo perso e tolto al paziente”.

Il problema delle liste d’attesa è reale, puntualizza il presidente dell’Ordine milanese. “E’ un problema fisiologico legato all’essenza dell’essere umano – precisa – nessuno, ovviamente, vuole ammalarsi e morire. Ciò porta il cittadino, il paziente, a cercare di fare tutti gli esami possibili per evitare e prevenire ogni tipo di malattia: ‘Mi faccia fare un checkup completo’ è la frase classica di chi, anche in ottima salute o con sintomi risibili, si rivolge al proprio medico. Ma questo è problema di tipo educazionale, dovrebbe essere insegnato nelle scuole di ogni ordine e grado. Serve un’azione corretta sull’appropriatezza prescrittiva: insegnare ai cittadini e futuri cittadini il corretto utilizzo del Ssn. Accettando anche le indicazioni del medico, quando dice che un esame non è necessario”.

A questo proposito, conclude Rossi, “giudico, di nuovo, sostanzialmente nulla l’azione di questo emanando decreto sulla cosiddetta medicina difensiva. Anche qui la prima cosa da fare è garantire al medico la protezione necessaria per le decisioni che prende. Perché, quando accade qualcosa a un paziente, viene immediatamente attribuita la responsabilità al medico e subito si pensa ad intentare un’azione legale. L’educazione sanitaria ai cittadini deve comprendere anche questo punto. Un medico non è uno sciamano in grado di prevedere il futuro”.

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