Sanità: Fiaso, ‘contro carenza personale serve intervento straordinario d’emergenza’
Roma, 2 feb. (Adnkronos Salute) – Contro la carenza di personale sanitario “serve un intervento straordinario e d’emergenza”, anche considerando che, negli ultimi 10 anni, la spesa per i dipendenti del settore si è ridotta di oltre un miliardo. A dirlo la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) che ha presentato le sue proposte in tema nel corso del Comitato direttivo, basate su alcuni punti cruciali: eliminare i tetti di spesa, assumere medici negli ospedali anche con contratti libero professionali, consentire ai medici di medicina generale generali di restare in attività fino a 72 anni, incentivi salariali subito per chi lavora nei pronto soccorso e nelle aree marginali e a rischio.
I dati dell’Istat, ricorda la Fiaso , evidenziano nel periodo 2008-2019 una significativa riduzione della spesa dello Stato – più di un miliardo appunto – dovuta a pensionamenti, mancanza di turn over, trasferimenti a sanità privata, tetti di spesa per il personale. Tutti fattori che hanno determinato per gli ospedali e le aziende sanitarie pubbliche la perdita di migliaia di professionisti. L’inversione di tendenza su spesa e assunzioni si è avuta negli anni del Covid, ma le carenze strutturali restano. “Per rafforzare gli organici chiediamo un intervento straordinario e d’emergenza da parte del Governo. È necessario continuare a investire risorse nel Fondo sanitario nazionale, portando la spesa sanitaria all’8% del Pil come avviene in altri paesi europei”, rilancia Giovanni Migliore, presidente di Fiaso.
Le proposte Fiaso, si legge in una nota, sono frutto del lavoro svolto dalla Federazione attraverso l’Osservatorio politiche del personale, che si propone di trovare soluzioni concrete in merito alle principali questioni che riguardano la gestione e la valorizzazione del personale in sanità. Tra le proposte c’è anche quella di consentire ai medici di medicina generale di proseguire l’attività professionale sul territorio fino a 72 anni ed estendere la possibilità per i professionisti in pensione di prestare servizio oltre la fine del 2023 e fino al rientro dell’emergenza organico, senza che vi sia alcuna penalizzazione pensionistica.
C’è poi la questione dei medici di emergenza urgenza. Come emerge da una recente rilevazione Simeu, nel 2022 sono stati circa 600 questi specialisti medici che hanno scelto di dimettersi dai pronto soccorso, e si stima che solo nei pronto soccorso manchino all’appello circa 4mila camici bianchi. Le motivazioni sono da ricercare nei pesanti carichi di lavoro e nelle retribuzioni non ancora adeguate in particolare per i professionisti impegnati in prima linea, condizioni che incentivano la fuga dei professionisti dagli ospedali pubblici, contribuendo ad accentuare il problema della carenza di organico.
“È necessario – prosegue Migliore- anche rafforzare il trattamento economico, in particolare per coloro che lavorano nelle aree più a rischio. E, contestualmente, è fondamentale porre maggiore attenzione e un controllo più stringente sulla qualità delle prestazioni offerte da soggetti esterni, intervenendo sulla concorrenza inappropriata. Solo valorizzando il lavoro dei nostri professionisti e puntando al loro benessere organizzativo saremo in grado garantire un’assistenza sempre più adeguata ai bisogni dei cittadini”.
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