Non si ferma il commercio di tigri, responsabilità anche europee
Roma, 16 feb. – (Adnkronos) – Commercio illegale destinato alla produzione di medicine tradizionali e pellicce, ma anche trofei; cattività, sfruttamento. E’ così che nonostante gli accordi internazionali, la tigre fa i conti con un mercato che ne minaccia continuamente la sopravvivenza. E l’Europa ha la sua parte di responsabilità. A fronte di un numero di tigri in libertà che tocca quota 3.890, quelle sequestrate ogni anno nel mondo sono ben 2.359; le tigri vive esportate dall’Italia (dichiarate) sono 23, 181 dall’Europa verso Oriente; quattro i sequestri in Italia di parti di tigre destinati al mercato cinese tra il 2000 e il 2017; 913 le tigri dichiarate in Europa in 19 Paesi (stando ai dati delle autorità che hanno fornito il numero), 24 in Italia.
Si stima inoltre che siano tra le 3 e le 4mila le tigri detenute in cattività in Europa, quelle detenute in cattività in Italia potrebbero essere circa 400. E per restare in Italia, nel periodo 1999-2017, il nostro Paese è stato il primo importatore di tigri (175, legalmente) e il massimo esportatore (294 legalmente) in Europa. A mettere insieme i dati è la Lav nell’anno della Tigre d’Acqua che, secondo il calendario cinese, si è aperto il 1 febbraio.
E proprio nel primo giorno di quest’anno, l’organizzazione animalista tedesca Four Paws ha pubblicato un report che rivela un quadro inedito della ‘produzione’ di tigri e grandi felini in Sud Africa, l’entità di questo fenomeno e come il Paese stia violando gli accordi internazionali sul commercio di specie selvatiche (convenzione di Washington – Cites). Il rapporto afferma che la mancanza di normative efficaci riguardanti l’allevamento privato e il commercio di grandi felini vivi dal Sud Africa sta perpetuando il commercio illegale di animali selvatici e sta contribuendo al declino delle popolazioni di grandi felini in tutto il mondo.
Il Sud Africa esporta ogni anno un gran numero di tigri vive allevate in cattività, ma anche parti di esse. Tra il 2011 e il 2020, almeno 359 tigri vive sono state esportate dal Sud Africa, principalmente in Vietnam, Cina e Thailandia, noti punti caldi per la domanda di parti di tigri e per il commercio illegale destinato alla produzione di medicine tradizionali e pellicce. I trofei sono stati il secondo articolo di tigre più frequente ad essere esportato dal Sud Africa, con ben 54 trofei di tigre.
Il Sud Africa non è l’unico Paese coinvolto nello sfruttamento incontrollato di questi animali, infatti l’Europa è al centro del traffico globale e due Paesi come l’Italia e la Francia, sottolinea la Lav, sono responsabili, da soli, del 50% del traffico europeo. Considerando che si stima che al mondo ci siano solamente 12.000 tigri e che di queste solamente 3.900 vivano in natura, la situazione è drammatica.
Oggi in Italia siamo di fronte ad un possibile cambiamento positivo per le tigri e gli animali esotici, in generale. Entro l’8 maggio 2022, infatti, il ministero della Salute è chiamato ad approvare il decreto attuativo della legge 53 che vieterà totalmente la riproduzione, la detenzione e il commercio di animali selvatici ed esotici. “Ci appelliamo dunque al ministro della Salute Speranza, affinché spinga per un decreto attuativo veloce e inerente al testo di Legge (la 53 del 2021). Solo attraverso questi cambiamenti epocali si potrà tornare, ma non come prima”, chiede la Lav.
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