Premio Impresa Ambiente, cinque aziende sul podio
Roma, 4 feb. – (Adnkronos) – Fattoria Triboli Società Semplice Agricola, Irsap Spa, Clean Air Europe Srl, Novamont Spa e Esi Spa sono le cinque aziende italiane vincitrici della IX edizione del Premio Impresa Ambiente, riconoscimento nazionale per le imprese private e pubbliche che si siano distinte in un’ottica di sviluppo sostenibile, rispetto ambientale e responsabilità sociale. Insieme a loro, anche l’imprenditrice Sara Cecchetto dell’Azienda Agricola Cecchetto Giorgio che si è aggiudicata il premio speciale giovane imprenditore, e la start-up Itamia Engineering Srl vincitrice nella nuova categoria start up innovativa. Menzione speciale per la categoria Miglior prodotto assegnata dalla giuria a Conceria Pasubio Spa di Arzignano.
La cerimonia del premio, promosso in Italia dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo, con la collaborazione di Unioncamere e il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica, si è tenuta oggi a Venezia nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice con le imprese in presenza. “È un onore per la Camera di Commercio aver potuto portare avanti e gestire questo prestigioso premio nazionale in un momento così delicato e difficile per il sistema imprese e soprattutto farlo questa volta in presenza da una città come Venezia, candidata a diventare capitale mondiale della sostenibilità”. dichiara Massimo Zanon, presidente Cciaa di Venezia Rovigo.
“I progetti premiati – aggiunge – ci restituiscono uno spaccato importante del tessuto imprenditoriale italiano che crede con ottimismo al futuro economico del Paese. Si tratta di progetti che raccontano un’Italia diversa, sostenibile, attenta all’ambiente e alla società. Siamo orgogliosi che per la prima volta dalle passate edizioni del Premio vi siano così tante imprese della nostra regione, su 8 premiate 4 sono venete e per di più due di esse rientrano nella categoria giovane imprenditore e startup innovativa, un plauso a questo territorio che si conferma ancora una volta visionario e intraprendente”.
La giuria ha selezionato i vincitori tra 74 candidature arrivate da 13 regioni d’Italia e ha assegnato il premio secondo le quattro categorie previste: migliore gestione, miglior prodotto, miglior processo/tecnologia, migliore cooperazione internazionale, più i premi speciali Giovane Imprenditore, riservato a titolari o dirigenti d’impresa under 40 (già in gara per una delle quattro categorie) e Start-up innovativa per progetti altamente innovativi e di ricerca dedicati allo sviluppo eco-sostenibile.
Alla Fattoria Triboli Società Semplice Agricola di Impruneta è stato assegnato il premio per la categoria “Miglior Gestione” (micro e piccole imprese) grazie a un piano in 7 azioni avviato nel 2019 che ha l’obiettivo di rendere l’azienda pienamente sostenibile a livello ambientale, sociale ed economico, abbracciando la strategia ‘dal produttore al consumatore’ per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Dalla produzione dell’olio extra vergine di oliva, alle uova, al miele da apicoltura bee-friendly, passando per i formaggi vegani e il sapone naturale, tutto nella fattoria è biologico.
Eco friendly è anche il packging e l’utilizzo di materiale compostabile, eco-sostenibile, per tutti i prodotti che produce. Da Triboli la sostenibilità si applica e si insegna grazie a programmi educazionali come la fattoria didattica e la fattoria sociale. Un’ulteriore iniziativa è la formazione dell’Unione degli Olivicoltori di Impruneta, un’unione di olivicoltori che produrranno olio in maniera totalmente sostenibile, dalla piantumazione, ai trattamenti fino alla raccolta ed infine all’imbottigliamento e alla conservazione. Lo zero waste è un’altra delle azioni applicate dall’azienda attraverso la riduzione quasi totale (zero) di sprechi e rifiuti (waste).
Per la voce medie e grandi imprese della categoria “Miglior Gestione” il premio è andato invece alla Irsap Spa di Arquà Polesine, che produce di radiatori per il riscaldamento domestico, sistemi di ricambio dell’aria e domotica applicata al riscaldamento. Grazie al progetto iGreen un gruppo di 15 persone interne all’azienda ha volontariamente deciso di schierarsi in prima linea per dare il proprio contributo concreto alla salvaguardia dell’ambiente. A cadenza mensile i partecipanti si riuniscono e ciascuno di essi è libero di presentare una o più idee e progetti che potrebbero avere un impatto migliorativo sull’ambiente. Ciascuna proposta viene discussa e sottoposta a votazione, per definire a quale dare concreta attuazione. Grazie a questo progetto Irsap ha redatto il suo primo Report di sostenibilità.
Per la categoria “Miglior Prodotto” il vincitore è Clean Air Europe Srl, azienda di Bulciago attiva da decenni nel settore della filtrazione e dell’abbattimento dei fumi industriali. Ha introdotto, grazie al progetto Eco Atex, un’importante innovazione nella produzione di cestelli porta maniche filtranti, che equipaggiano gli impianti di trattamento dei fumi della maggior parte delle filiere industriali. Grazie a una progettazione e a un trattamento innovativi, i cestelli acquisiscono migliori condizioni di sicurezza (ad esempio una caratteristica anti-statica), una maggiore durata di utilizzo, oltre a necessitare, in fase di produzione, di minori risorse e a diminuire conseguentemente la produzione di rifiuti.
Sempre nella categoria “Miglior prodotto” la giuria ha ritenuto meritevole di menzione la conceria Pasubio Spa di Arzignano. Il prodotto che Pasubio sta sviluppando è chiamato Vitanova, un nome che riassume l’idea di dare nuova vita alle rasature e ai rifili generati nei propri impianti (in Italia e in Serbia) per riutilizzare il 100% degli scarti e raggiungere perciò l’obiettivo ‘zero waste’. Gli scarti di rasatura e i rifili vengono raccolti e inviati a un impianto che provvede a rendere la pelle, attraverso un processo meccanico, in fibre. Le stesse vengono impastate e in acqua e con un processo chimico vengono cross-linkate e rese in fogli in un processo simile alla carta. I fogli ottenuti, essendo composti di fibre di pelle, possono essere lavorati negli stessi impianti della conceria come se fossero pelli normali.
Novamont Spa, azienda di Novara, si è aggiudicata il premio per la categoria “Miglior Processo – Tecnologia” con il progetto Mater Biotech, il primo impianto industriale dedicato al mondo per la produzione di butandiolo tramite un processo di fermentazione di materie prime rinnovabili e non più da un processo a base di petrolio. Tale processo ha luogo nel Comune di Bottrighe, in provincia di Rovigo, in uno stabilimento oggetto di riconversione e rigenerazione industriale, il cui recupero ha permesso un significativo risparmio di consumo di suolo oltre al riutilizzo di circa il 60% dell’impianto preesistente, trasformando quindi il vecchio impianto in un impianto all’avanguardia, campione di efficientamento energetico.
Per la categoria “Migliore cooperazione internazionale” il premio è andato a Esi Spa di Roma con il progetto d’installazione di un sistema mini-grid solare di accumulo per l’elettrificazione del mercato di Gitaza, in Burundi, uno dei paesi più poveri al mondo. Grazie alla disponibilità di energia elettrica 122 attività commerciali del paese africano possono rimanere aperte anche durante la notte e alcune di queste hanno potuto acquistare dei frigoriferi per migliorare la conservazione dei beni alimentari maggiormente deperibili, e i pescatori possono ricaricare le batterie delle loro imbarcazioni. Pregevole il taglio tecnico del progetto, che si basa su componenti di alta qualità e su accumulatori con tecnologia al sodio-nickel con un ciclo di vita di 12 anni e con un impatto molto basso. Unitamente al trasferimento tecnologico, c’è stato anche un trasferimento di conoscenze, sia verso i tecnici che si occupano della manutenzione dell’impianto, sia verso alcuni studenti della scuola di elettricisti e verso gli utilizzatori finali appartenenti al Comitato utenti del mercato.
Il “Premio speciale giovane imprenditore” è stato assegnato a Sara Cecchetto, responsabile sostenibilità dell’Azienda Agricola Cecchetto Giorgio di Vazzola che ha concorso nella categoria Migliore gestione per lo sviluppo sostenibile con il progetto “Diventare Climate Positive entro il 2026” che ha contribuito a strutturare un percorso molto articolato e definito che porterà l’azienda a produrre vini preservando e raccontando la storia del territorio, e allo stesso tempo rendendo ogni scelta imprenditoriale economicamente sostenibile, ecologicamente rispettosa e socialmente etica.
Dopo aver misurato e compreso il proprio impatto ambientale l’azienda ha iniziato a sviluppare dei piani di miglioramento biennali con l’obiettivo di ridimensionare i comportamenti errati e crearne di nuovi più etici e sostenibili per garantire alle generazioni future soluzioni rispettose dell’ambiente e delle sue risorse. Alcune delle attività sviluppate sono l’impiego di packaging certificato Fsc, riduzione del peso delle bottiglie in vetro, utilizzo di energia derivante da fonti rinnovabili (100% pulita e certificata), riduzione consumi idrici in vigneto attraverso l’impiego della tecnologia di Idroplan, acquisto di arnie per favorire la biodiversità nei nostri vigneti. Parallelamente l’azienda porta avanti un piano di cattura delle emissioni residue e di certificazione delle proprie performance di sostenibilità.
Ad aggiudicarsi la prima edizione del premio speciale “Start-up innovativa” è Itamia Engineering, startup di Chioggia riuscita nell’attività di ingegnerizzazione delle cellule organiche al fine di ottenere biopolimeri e biocompositi al 100 % naturali, riciclabili ad alte prestazioni meccaniche e termiche in quanto ottenuti da lino, alghe, cellulosa e ragnatela Drag line, tutti materiali prodotti con culture che utilizzano tecnologie di coltivazione in acquaponica. La nuova tecnologia, brevettata, garantisce una riduzione del 90% di utilizzo di acqua potabile e del 70% di energia rispetto una coltura tradizionale in terra, evitando l’utilizzo di fitofarmaci, concimi chimici, ormoni e pesticidi. Ogni coltura vive in antitesi con l’altra e permette di ottenere straordinari prodotti, a km zero e in metà del tempo rispetto a una coltura tradizionale, sfruttando anche aree difficilmente coltivabili sia per natura morfologica che per inquinamento ambientale.
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