Siccità: un terzo delle coltivazioni già compromesse, l’Italia deve pensare alle contromisure
Roma, 23 ago. – (Adnkronos) – Emergenza siccità in Europa e in Italia, dove molte attività agricole sono a rischio sopravvivenza. Secondo Coldiretti, i campi hanno già perso in media 1/3 delle produzioni di frutta, mais, frumento, riso, latte, con punte del 45% per il mais e i foraggi per alimentazione animale. Nelle aree limitrofe al Po, particolarmente fertili, si assiste agli effetti disastrosi della risalita del cuneo salino, ormai arrivato a 30 chilometri dal delta del fiume, ovvero la risalita dell’acqua salata che dal mare si fa strada nella falda acquifera a causa di una ridotta portata del fiume.
I cambiamenti climatici non consentono semplicemente di aspettare condizioni meteo più favorevoli, ma si deve pensare ad azioni strutturali all’insegna della sostenibilità e che assicurino la tutela dell’ambiente. Serviranno interventi sulle infrastrutture per evitare, come avviene ora, di disperdere lungo la rete degli acquedotti un terzo e anche più dell’acqua trasportata, un problema ben conosciuto ma su cui non si è mai riusciti a intervenire. Ma nel nostro Paese solo il 20% dei prelievi di acqua è destinato all’uso domestico, mentre il 25% va al settore industriale e oltre il 50% all’agricoltura.
Coldiretti ha quindi proposto la creazione di una vasta rete di invasi per raccogliere l’acqua piovana, mentre Webuild ha lanciato la proposta di ricorrere aidissalatori. In Italia si tratta di una soluzione ancora relegata in una nicchia, ma è uno strumento ben conosciuto in Medio Oriente (dove Webuild ne ha costruiti diversi con la sua controllata Fisia Italimpianti) e Israele, dove garantisce la sopravvivenza, ed è diffusissimo anche in Spagna, dove oltre 700 dissalatori producono oltre metà dell’acqua potabile, in California e in Australia, che ha deciso di ricorrere massicciamente a questi impianti proprio dopo un periodo di siccità senza precedenti.
E, a proposito di dissalatori, in provincia di Rovigo si è dovuto correre ai ripari affittandone uno proveniente dalla Spagna che costerà 150mila euro per due mesi: con una capacità di desalinizzare 100mila litri all’ora, garantirà acqua potabile per 5mila persone.
Anche l’innovazione può dare il suo contributo, come dimostra l’esempio di economia circolare attuato proprio da Webuild in Piemonte, dove avanzano i lavori per il collegamento ferroviario Torino-Lione. Per tutto il periodo dell’emergenza idrica, le acque della montagna raccolte nel primo tratto della galleria della Maddalena, attualmente reimmesse nel fiume Dora, saranno infatti destinate al Consorzio irriguo di Chiomonte che potrà così contare su risorse idriche sufficienti a irrigare 12 ettari di vigne nel territorio.
Per usi agricoli e industriali è anche di grande interesse il riutilizzo delle acque reflue. Secondo Arera, l’Authority del settore, solo il 4% delle acque reflue depurate viene valorizzato a fronte di un potenziale del 20%. Mentre lo studio di un centro ricerche indica che, per il solo uso agricolo in aree limitrofe agli impianti di depurazione, potrebbero essere riutilizzati ogni anno poco meno di 5 miliardi di metri cubi di acqua depurata, coprendo circa il 45% della domanda irrigua nel nostro Paese.
Questa attività è stata regolamentata dall’Unione europea due anni fa con un testo che entrerà in vigore a giugno 2023. L’Italia deve correre, perché il gruppo di lavoro composto dai rappresentanti dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) e del ministero della transizione ecologica (Mite) ha appena iniziato i lavori per una legge che indichi i criteri per il riutilizzo delle acque reflue e per definire a chi competono oneri e gestioni.
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