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Morte in culla, le “regole d’oro” per ridurre il rischio di Sids

19 Aprile 2023
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La Sudden infant death syndrome (Sids) o sindrome della morte in culla è il decesso improvviso e inspiegabile di un bambino al di sotto dell’anno di età. In Italia si stima che vada incontro a morte in culla 1 nato su duemila. Tale sindrome riguarda quasi sempre bambini apparentemente sani, il picco è fra i 2 e 4 mesi di età, soprattutto nel periodo invernale ed è più rara dopo i 6 mesi. Il decesso si verifica di solito durante il sonno e per questo è chiamata ‘morte in culla’. Per conoscere e prevenire questo fenomeno, gli esperti raccomandano alcune regole d’oro. Innanzitutto, il bambino deve essere messo a dormire a pancia in su sin dai primi giorni di vita, quindi evitare la posizione a pancia sotto o di fianco. Il piccolo – secondo i pediatri – dovrebbe inoltre dormire nella stanza dei genitori, vicino al loro letto, in una culla o in un lettino dove però cuscini, paracolpi e peluches devono essere eliminati per evitare il soffocamento. Fondamentale la temperatura dell’ambiente, consigliabile tra i 18 e i 20 °C, così da evitare anche l’eccesso di vestiti e coperte. In caso di febbre, il neonato può avere bisogno di essere coperto di meno, mai di più. La condivisione del letto dei genitori, il cosiddetto “bed sharing” non è la scelta più sicura, anzi è particolarmente pericolosa se viene praticata su un divano, se i genitori sono fumatori, hanno fatto uso di alcol, farmaci, sostanze psicoattive o se per altre ragioni non sono in buone condizioni di vigilanza, ad esempio a causa di stanchezza. Oltre a non esporre il bambino al fumo di sigaretta, bisogna evitare che altri fumino in casa, che il piccolo stia in ambienti dove altri hanno fumato o a contatto con tessuti e vestiti impregnati di fumo. Infine. è consigliabile che la mamma allatti al seno il bebè poiché il latte materno rappresenta un fattore di protezione dalla Sids. È un alimento perfetto, incomparabile rispetto a qualsiasi prodotto artificiale e contiene anticorpi materni. Per ogni ulteriore informazione, bene contattare il medico di famiglia o il pediatra di riferimento.

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