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L’estate della nostra maturità

L’estate della maturità non si scorda mai e porta con sè la consapevolezza che un nuovo capitolo della propria vita sta per cominciare.

L’estate della nostra maturità

L’estate della maturità non si scorda mai e porta con sè la consapevolezza che un nuovo capitolo della propria vita sta per cominciare.

L’estate della nostra maturità

L’estate della maturità non si scorda mai e porta con sè la consapevolezza che un nuovo capitolo della propria vita sta per cominciare.
L’estate della maturità non si scorda mai e porta con sè la consapevolezza che un nuovo capitolo della propria vita sta per cominciare.
Hai diciotto anni, è l’alba, sei in riva al mare, lungo la costa di un’isola greca. Intorno a te ci sono gli amici di sempre, quelli che sono stati i tuoi compagni di classe per cinque anni passati troppo in fretta: sembra ieri che varcavate per la prima volta la soglia del liceo e vi osservavate, timidi, con i vostri quattordici anni e i visi dai lineamenti ancora infantili. Allora il tempo che vi separava dalla fine, dalla maturità vi appariva come un’era geologica, un insieme indefinito di esperienze ancora da vivere e che sicuramente avrebbero lasciato un segno indelebile nella vostra vita. Ora avete diciotto anni, qualcuno diciannove, e l’era geologica si è esaurita in un battito di ciglia lasciando però, incagliati nella vostra mente, innumerevoli ricordi, felici e tristi, che di tanto in tanto faranno capolino negli anni a venire, a dimostrazione che l’adolescenza è un po’ prefigurazione della vita adulta di ognuno, per continuità o contrasto. E per quanto tentino di farcelo dimenticare, ci rimane tanto degli adolescenti che eravamo. Le verifiche, le interrogazioni, le amicizie, gli amori, le feste, le prime volte, un’inaspettata pandemia: tutto si raddensa nella tua testa, in un vortice di eventi che sembra quasi ti sfuggano via e che culminano in quel tanto atteso viaggio di maturità che finalmente stai vivendo. E vorresti davvero viverlo a pieno, cogliere il momento, non lasciare nulla indietro. Osservi le onde del mare. Il loro è un moto perpetuo, è un infrangersi continuo e immutabile contro gli scogli della costa, è un movimento che fa contrasto con voi, con voi che state cambiando, che state crescendo, che state per fare il grande salto e diventare grandi. Non c’è nulla da fare: mai come ora ti rendi conto che il tempo continua imperterrito a scorrere e che, per quanto tu possa cercare di goderti l’attimo nella sua interezza, c’è sempre qualcosa che ti sfugge. A quel punto la nostalgia prende il sopravvento e la malinconia muta l’espressione del tuo volto in una smorfia triste. Il tuo sguardo si posa ancora sul mare. Questa volta però i tuoi occhi guardano in profondità, lontano, ammirano l’orizzonte che separa il blu del cielo dal blu dell’acqua. «E misi me per l’alto mare aperto» diceva Ulisse a Dante nel ventiseiesimo canto dell’Inferno. Ulisse è l’eroe greco dell’intelligenza, dell’astuzia ma soprattutto della curiosità. Ulisse non ha mai smesso di avere sete di conoscenza, nonostante la nostalgia per Itaca, Penelope e Argo lo logorasse. Ulisse sognava il ritorno, ma solo con la speranza di ripartire ancora, per iniziare un nuovo viaggio e porsi instancabilmente oltre ogni limite, fino a sfidare gli dèi e varcare le colonne d’Ercole. Ed ecco che il mare, anzi, l’orizzonte che ti si staglia di fronte diventa il simbolo del futuro che ti attende, delle speranze che ti animano, dei sogni che vuoi realizzare. L’oceano e le sue onde sono tutti i volti che incontrerai e le esperienze che vivrai, calme o mosse che siano. Ora non sei più malinconico e la nostalgia fa spazio alla voglia di cominciare qualcosa di nuovo e di sfidare il destino, con la curiosità di vedere cosa ti aspetta, senza più voltarsi indietro ma con lo sguardo fisso verso l’orizzonte, consapevole che questo non verrà mai davvero raggiunto. Perché, come Ulisse, siamo fatti per superare i nostri limiti, per non accontentarci mai. In ogni cambiamento che dovremo affrontare portiamo sempre con noi un po’ dello slancio verso il futuro dell’estate della nostra maturità, senza guardarci indietro e farci vincere dalla nostalgia. di Sofia Sannino

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