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Maturità, l’esame che non c’è

Gli esami di maturità hanno perso il loro significato, la preparazione scolastica degli studenti italiani, infatti, lascia a desiderare. Della maturità è rimasta solo la sua formalità. 

Maturità, l’esame che non c’è

Gli esami di maturità hanno perso il loro significato, la preparazione scolastica degli studenti italiani, infatti, lascia a desiderare. Della maturità è rimasta solo la sua formalità. 

Maturità, l’esame che non c’è

Gli esami di maturità hanno perso il loro significato, la preparazione scolastica degli studenti italiani, infatti, lascia a desiderare. Della maturità è rimasta solo la sua formalità. 

Gli esami di maturità hanno perso il loro significato, la preparazione scolastica degli studenti italiani, infatti, lascia a desiderare. Della maturità è rimasta solo la sua formalità. 

Le notti «di lacrime e preghiere» di cui cantava Antonello Venditti sono un ricordo lontano: l’esame di maturità per gli studenti italiani è diventato ormai una formalità. Almeno a giudicare dai risultati di quest’anno, che confermano i precedenti: i promossi sono stati il 99,8% – praticamente tutti – ed è cresciuto del 40% il numero di coloro che si sono diplomati con 100/100, il 13,5% del totale. Sorprende, visto che la fotografia Invalsi del livello degli studenti delle altre classi racconta di percentuali imbarazzanti di impreparazione. Leggi anche – Al via la solita, nuova Maturità E allora, com’è possibile che fra i maturandi addirittura uno su due abbia conseguito un voto superiore agli 80/100, con picchi del 60-70% al Sud, ovvero dove risultano esserci le maggiori sacche di deficit di preparazione scolastica? È possibile perché ormai l’esame di maturità è diventato una pura formalità, un passaggio obbligato ma senza nessun significato nel merito. Eppure più di tutti gli altri dovrebbe essere il biglietto da visita per il futuro, almeno così era in passato. Oggi invece succede ad esempio che in Calabria, la peggiore regione d’Italia nelle prove Invalsi, quasi il 60% dei maturandi quest’anno abbia preso più di 80. E che in Sicilia il 20,7% degli studenti sia uscito dalla scuola secondaria superiore con 100 o 100 e lode. Insomma, a giudicare questi risultati, chi si lamentava di Dad e pandemia dovrebbe invece dedurre che in quest’anno e mezzo gli studenti siano diventati bravissimi. Peccato che in realtà non sia proprio così.   di Gaia Bottoni 

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