Fulvio Giuliani

La tragedia umanitaria di Gaza è davanti ai nostri occhi. Si può ancora pensare di sovrapporre Israele, i suoi cittadini e il suo governo ai tagliagola e agli assassini di bambini?

Sono bastati pochi giorni e i 1.200 civili israeliani massacrati nei modi più turpi sono diventati per taluni (non così pochi) un danno collaterale

La società non è stata mai così divisa come oggi. Le divisioni di un tempo però erano figlie di profonde analisi ideologiche. Oggi non si crede più a nulla

Rimbombano le parole di Primo Levi, mentre i social ci restituiscono immagini di profonda amarezza e di sconforto per un’umanità fallita

Solo la bandiera di Israele? O anche quella della pace? La disfida delle bandiere da esporre, dopo l’efferato attacco di Hamas a Israele di sabato scorso, tracima da nord a sud

Netanyahu, al fianco di Benny Gantz, ha dichiarato semplicemente che “Ogni membro di Hamas è un uomo morto”

L’orrore di sabato raccontato di David Levy, un italiano che vive in Israele a pochi chilometri dal confine con la Striscia di Gaza

Dall’inferno del kibbutz di Kfar Aza emergono descrizioni di foto che non vedremo mai, per fortuna. Non è sufficiente parlare di terrorismo, è pulizia etnica, è antisemitismo puro

Un ostaggio israeliano sarà ucciso per ogni singolo bombardamento non annunciato delle forze di Tel Aviv: è il grido di Hamas nella sua guerra degli ostaggi

I poliziotti catturano un terrorista nel Sud di Israele e cercano di portarlo via in macchina mentre alcuni cittadini tentano di colpirlo

Massacro al rave party nel deserto del Negev. Nulla colpisce, inquieta, indigna, come le immagini degli ostaggi trascinati via e strappati ai propri cari

Cosa distingue il dramma di oggi in Israele da quello di Kippur cinquanta anni fa? In primis il nemico, la sua ferocia e la guerra degli ostaggi