Esteri

La guerra tra Russia e Ucraina sembra non avere fine. Gli ucraini resistono nello stabilimento Azot di Sjevjerodonec’k mentre i soldati di San Giorgio fortificano il centro della città. 

Le condanne a morte pronunciate dalla Corte suprema dell’autoproclamata repubblica di Donetsk non rispettano il diritto internazionale. Non solo non hanno fondamento giuridico ma equivalgono esse stesse a un crimine di guerra.

Nell’Europa occidentale il revisionismo di Putin può solo indignare chi conosce la storia. Ma vedendolo accompagnato da un attacco militare i leader di Kiev, Riga, Tallinn, Vilnius ed Helsinki hanno tutti le ragioni per preoccuparsi.

L’avanzata russa procede asfittica perché impegnata in un’offensiva ideologica.

Dimitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, pensa che “siamo dei bastardi” e che farà di tutto “per farci sparire”. Ecco perché noi, proprio no.

La testimonianza di Alexander Koshelevich, sindaco di Primorsk, sequestrato dai russi. Un solo avvertimento “Non provare a scappare, i tuoi dati e quelli dei tuoi famigliari sono stati riferiti a tutti i check-point”.

Il sonno del diritto internazionale genera mostri: la Russia utilizza il suo Stato fantoccio per compiere omicidi di prigionieri.

La fine al rallentatore dell’imperialismo moscovita.

A nulla sono valsi i tentativi della Turchia di mediare sull’esportazione di grano dall’Ucraina. La verità è che per Putin questa sporca guerra deve andare avanti.

Ogni territorio toccato dalla guerra perde traccia di civiltà.

Per la National Intelligence americana, tutti hanno la sensazione che la fine di Putin “sia vicina” e che lo zar sia davvero malato. Nessuna mossa all’orizzonte di conferma, certo, ma qualche barlume di lucidità si intravede.

La guerra ha mosso le acque di mondi soltanto all’apparenza lontani: dallo sport alla scienza, le reazioni per bannare la Russia sono molteplici e dividono ancora l’opinione pubblica.