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Serbia: Vučić e lo spettro delle elezioni anticipate

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Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha parlato alla nazione per commentare le dimissioni del primo ministro Milos Vučević. Si apre la crisi politica in Serbia

Serbia: Vučić e lo spettro delle elezioni anticipate

Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha parlato alla nazione per commentare le dimissioni del primo ministro Milos Vučević. Si apre la crisi politica in Serbia

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Serbia: Vučić e lo spettro delle elezioni anticipate

Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha parlato alla nazione per commentare le dimissioni del primo ministro Milos Vučević. Si apre la crisi politica in Serbia

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Questa sera il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha parlato alla nazione per commentare le dimissioni del primo ministro Milos Vučević. Le dimissioni sono arrivate in seguito alla manifestazione studentesca avvenuta ieri a Belgrado, nel corso della quale è stata ferita una ragazza durante gli scontri tra manifestanti e polizia.

Si è trattato dell’ultimo corteo in ordine cronologico negli ultimi tre mesi, da inquadrare nel contesto più ampio delle manifestazioni anti-governative successive alla tragedia di Novi Sad (avvenuta il primo novembre 2024). Da allora, studenti e lavoratori hanno marciato contro il governo denunciando le sue responsabilità nel crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad – nel quale sono morte quindici persone e due sono rimaste ferite – e la deriva autoritaria di Vučić e dei suoi fedelissimi.

Un’ondata, quella dei manifestanti, non dissimile da quelle che stanno colpendo la Georgia e la Slovacchia, Paesi i cui leader sono esplicitamente asserviti al Cremlino. Così come il presidente serbo.

Nel tentativo di placare la contestazione popolare, Vučić ha promesso di pubblicare i documenti governativi sulla tragedia di Novi Sad e ha poi annunciato, nel corso della conferenza straordinaria tenutasi stasera alle 20:00, che «nei prossimi dieci giorni» deciderà se indire nuove elezioni o formare un nuovo governo.

Ma non è mancato l’avvertimento ai manifestanti: «Non ci saranno governi di transizione, non mi viene in mente di cedere il potere al parlamento o all’opposizione […] Non voglio distruggere questo Paese».

Si apre così la crisi politica in Serbia e l’unica cosa certa per ora è che le proteste – per mesi spacciate come episodi ininfluenti – stanno muovendo qualcosa.

di Antonio Pellegrino

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