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Tanto per cominciare ‘l’onda nera’ di Alternative für Deutschland non è notizia delle amministrative di domenica nei Länder di Turingia e Sassonia

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Tanto per cominciare ‘l’onda nera’ di Alternative für Deutschland non è notizia delle amministrative di domenica nei Länder di Turingia e Sassonia

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Tanto per cominciare ‘l’onda nera’ di Alternative für Deutschland non è notizia delle amministrative di domenica nei Länder di Turingia e Sassonia

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Tanto per cominciare ‘l’onda nera’ di Alternative für Deutschland non è notizia delle amministrative di domenica nei Länder di Turingia e Sassonia

Tanto per cominciare ‘l’onda nera’ di Alternative für Deutschland non è notizia delle amministrative di domenica nei Länder di Turingia e Sassonia. L’avanzata del partito di estrema destra tedesco è stata tutto sommato relativa, mentre a crollare sono stati i partiti della coalizione di governo del cancelliere Olaf Scholz, Verdi in particolare. ‘L’onda nera’ arriva da lontano nella ex Germania Est, sempre più corpo estraneo alla Repubblica federale.

A fare paura è la consapevolezza che nei territori della defunta Ddr il rifiuto del sistema dei partiti tradizionali – che in nessun’altra nazione d’Europa ha retto così bene e così a lungo come in Germania – è ormai aritmeticamente prevalente. Ad Alternative für Deutschland va infatti sommato l’altro fenomeno populista di domenica: l’ultrasinistra di Bsw di Sahra Wagenknecht, nata da una costola dello storico partito di sinistra Linke.

Due estremismi, due populismi, un fenomeno rossobruno. Perché – pur agli opposti – unito dalla simpatia per la Russia, Putin, le autocrazie, i sistemi autoritari, il rifiuto degli ideali europei. Bsw esclude alleanze con Alternative für Deutschland ma non ‘collaborazioni’. I rossobruni si saldano.

Poi, è inutile girarci intorno: stiamo parlando della Germania, che mai in ottant’anni di storia democratica a Ovest e 34 a Est aveva dovuto pensare di fare i conti con l’incubo politico che tre generazioni di tedeschi hanno esorcizzato. Senza mai derogare all’idea di ‘cordone sanitario’ da stendere intorno a qualsiasi formazione potesse richiamare anche in modo blando l’esperienza nazionalsocialista. Alternative für Deutschland gioca in modo più subdolo: lo accantona.

Soffia sul risentimento di chi vede un pezzo del Paese godere di una ricchezza inimmaginabile, la fuga dei migliori cervelli da regioni che stanno immensamente meglio dei tempi della Ddr ma molto meno bene di altri (vi ricorda qualcosa?). Vorrebbero essere la Baviera, senza accettare un modello economico mai digerito fino in fondo.

Come sempre nei fenomeni populisti, si rifiutano la modernità e la sfida della competizione, della crescita, della concorrenza. Ci si rifugia nell’odio per il diverso, per l’immigrato che ruba benessere e felicità al ‘vero’ tedesco. Sognano i sani princìpi, poi la leader di AfD Alice Weidel è dichiaratamente lesbica, sposata con una svizzera di origini singalesi e ha adottato con lei due figli. Ovviamente sostiene la ‘famiglia tradizionale’. Degli altri.

Solo che questa è la Germania e la Storia non s’ignora.
In altri Paesi, Italia in primis, il populismo è stato messo in crisi dalle responsabilità di governo (quando le cialtronate si rivelano per ciò che sono), ma si può pensare in Germania di far governare o governare insieme ad AfD? Alleanze strutturali sono state nuovamente escluse 24 ore fa dai partiti tradizionali. Parte essenziale di quel ‘cordone sanitario’ che lascia però agli estremisti la possibilità di urlare senza essere messi alla prova

di Fulvio Giuliani

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