Anche la toponomastica entra nel novero delle armi della resistenza occidentale contro la guerra del regime di Putin, non deve stupire se a breve queste iniziative si moltiplicheranno.
A Oslo l’ambasciatore russo, aprendo la finestra, si è ritrovato improvvisamente ad affacciarsi su “Ukrainas Plass” (Piazza Ucraina). Anche la toponomastica entra nel novero delle armi della resistenza occidentale contro la guerra del regime di Putin. Nei giorni scorsi altri Paesi hanno deciso di cambiare il nome delle vie dove si trovano le ambasciate di Mosca: a Tirana, in Albania, ora la corrispondenza diplomatica russa dovrà essere inviata presso “Rruga Ukraina e Lirë” (Via dell’Ucraina Libera); in Lituania la via che porta alla sede diplomatica è stata intitolata agli “Eroi Ucraini” dato che la piazza antistante era già stata dedicata nel 2018 all’oppositore di Putin Boris Nemtsov; d’ora in poi le auto diplomatiche russe in Lettonia dovranno invece percorrere la via “dell’Ucraina Indipendente” per potere uscire dal garage.
Non deve stupire se a breve queste iniziative si moltiplicheranno: nei giorni scorsi si è visto un ruolo molto attivo, da parte delle ambasciate russe nel mondo, nell’agire come megafoni della propaganda di guerra. Un caso eclatante è stato quello del bombardamento dell’ospedale di Mariupol, che ha costretto Twitter a eliminare post di fake news che dipingevano le vittime – donne incinte – come attrici prezzolate e che erano stati pubblicati dagli account ufficiali delle sedi diplomatiche. La resistenza al bullismo russo può passare quindi anche per questi atti simbolici, importanti per segnalare la volontà della comunità internazionale di non piegarsi alla narrativa del Cremlino.
di Lino Russo
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