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Gli americani erano e restano divisa in due, ma una parte è annegata nelle proprie fisime e ha perso la voce, mentre l’altra parte ha perso il senso dell’equilibrio

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Gli americani erano e restano divisa in due, ma una parte è annegata nelle proprie fisime e ha perso la voce, mentre l’altra parte ha perso il senso dell’equilibrio

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Gli americani erano e restano divisa in due, ma una parte è annegata nelle proprie fisime e ha perso la voce, mentre l’altra parte ha perso il senso dell’equilibrio

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Da orgogliosamente europei ci si ritrova a essere orgogliosamente parassiti, essendo anche orgogliosamente Amerikani. Ove la “k” utilizzata in quella definizione serviva a sottolineare la cattiveria della nostra scelta atlantica, contro l’allora imperante internazionalismo comunistardo, risoluto nel condannare l’imperialismo statunitense. Tanto batteva il cuore nel veder salire le stelle e le strisce, tanto si batte la testa contro al muro per quel che accade. Eppure accade.

L’America era e resta divisa in due, ma una parte è annegata nelle proprie fisime e ha perso la voce, mentre l’altra parte ha perso il senso dell’equilibrio e avversa il senso delle istituzioni. I vincitori non hanno portato al governo i sentimenti del beone qualunquista, ci hanno portato direttamente lui. La classe dirigente oggi dominante è in gran parte (non tutta) ridicola, priva di preparazione elementare e di consapevolezza storica. Ai loro occhi, stropicciati dal rincaro presidenziale, noi europei siamo dei parassiti.

E lo saremmo perché la nostra difesa è in parte significativa a carico degli Usa. Ma questo mica è stato un atto di disinteressata generosità, così come i carri armati sovietici a Budapest e Praga non erano di certo “aiuti fraterni”, sebbene tali li pretendeva la dittatura comunista. La crescita di ricchezza e influenza – ove la ricchezza spingeva l’influenza e l’influenza la ricchezza – dipendono da quella lucida scelta. Saremo anche parassiti, ma loro si sono scimuniti se credono sul serio alle sciocchezze che dicono.

L’impressione è che sia per metà un disegno politico e per metà fanatismo frammisto a incapacità. Ma come si fa ad arrivare a quei livelli in quelle condizioni? Questo fa parte della scelta politica: la rivoluzione in corso dev’essere improvvisa, totale e breve. Pertanto non ha bisogno di consapevoli teorizzatori, ma di fiduciosi esecutori. Qualità che abbonda fra i meno dotati di acume. Nessuno s’illuda che sarà una rivoluzione persa, perché ha già molti punti al suo attivo.

Per un lungo tratto, che abbiamo alle spalle, anche le forze politiche conservatrici non potevano fare altro che usare un linguaggio progressista. Non era questione di destra e sinistra, ma della convinzione che il futuro fosse l’inesplorato terreno del progresso, quindi positivo, e il passato il serbatoio degli errori commessi, quindi da non conservare. Per un lungo tratto, che abbiamo innanzi, capiterà il contrario e anche chi vorrà parlare di progresso e futuro dovrà usare il linguaggio che promette di conservare la grandezza del passato. Puri miti, che ora si confermano e si ribaltano.

Ma perché questo scomposto latrare americano contro gli europei? Non è neanche contro l’Unione Europea in sé, visto che offese pesanti e sporche falsificazioni sono state indirizzate contro il Regno Unito. La ragione è che quella cultura vincente considera illusori, quando non truffaldini, gli ideali globalisti e punta a un mondo in equilibrio fra le potenze che se lo spartiscono. Il realismo di un simile disegno fa concorrenza alla fratellanza fra i popoli e alla pace nel mondo, ma ha anche un suo fascino semplificante e risolutorio. Per questo si ‘odia’ chi incarna la potenza ostacolo e si disprezzano gli ucraini pronti a morire per non cedere, ovvero pronti a mettere un’idea sopra un interesse.

Usare concetti come l’odio e il parassitismo dimostra lo spessore degli interlocutori, ma se la loro è una regressione infantile, fatta di prepotenze e ripicche, da parte di noi orgogliosamente europei e occidentali ci si deve attendere una prova d’adulta consapevolezza. Ieri ancora un incontro all’Eliseo, ma la sfida di ciascuno, governo italiano compreso, è l’incontro con i propri cittadini ed elettori: serve parlare con chiarezza, non nascondere né la realtà né la volontà di non cedere e non aizzare, restando uniti. Quanti si regoleranno secondo le convenienze elettorali immediate non faranno altro che cancellarsi dalla storia e perdere ogni speranza elettorale.

di Davide Giacalone

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