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Soldati arabi israeliani

Arabi israeliani fra i soldati dell’Idf

Sono tanti i soldati arabi israeliani che hanno scelto di arruolarsi e di sacrificare la propria vita per combattere contro il terrorismo di Hamas

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Arabi israeliani fra i soldati dell’Idf

Sono tanti i soldati arabi israeliani che hanno scelto di arruolarsi e di sacrificare la propria vita per combattere contro il terrorismo di Hamas

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Arabi israeliani fra i soldati dell’Idf

Sono tanti i soldati arabi israeliani che hanno scelto di arruolarsi e di sacrificare la propria vita per combattere contro il terrorismo di Hamas

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Sono tanti i soldati arabi israeliani che hanno scelto di arruolarsi e di sacrificare la propria vita per combattere contro il terrorismo di Hamas

Gerusalemme – Il conflitto attuale in Medio Oriente non è, come a molti piace semplificare, uno scontro «tra arabi ed ebrei». È piuttosto in atto una guerra che contrappone gruppi terroristici islamisti a Israele, che rappresenta i valori dell’Occidente collettivo. Dopo più di un anno dall’aggressione del 7 ottobre, Israele continua a combattere su più fronti con un esercito che non è costituito da un gruppo monolitico, ma che è formato anche da arabi che si sentono parte integrante del giovane Stato israeliano. Lunedì mattina Israele ha pianto quattro suoi soldati uccisi da un drone lanciato da Hezbollah (longa manus dell’Iran) contro la base militare di Binyamina. Fra loro c’era il sergente arabo israeliano Yosef Hieb, di soli 19 anni, del villaggio beduino di Tuba-Zangariyye. Hieb aveva scelto volontariamente di arruolarsi nella fanteria della Brigata “Golani”, conosciuta per i suoi combattenti d’élite. Come Hieb, sono tanti i soldati arabi israeliani che hanno scelto di arruolarsi e che sacrificano la propria vita per combattere contro il terrorismo di Hamas e dei vari proxy iraniani, con lo scopo di salvaguardare l’esistenza d’Israele e di portare la stabilità nella regione. Fra i numerosi soldati uccisi da Hamas il 7 ottobre 2023 c’era anche il maresciallo Ibrahim Kharuba, 39 anni, musulmano e padre di due bambini.

Prima di essere trucidato, Kharuba si era impegnato in uno scontro a fuoco con dozzine di terroristi all’interno della base, cercando di proteggere le giovani reclute che erano rannicchiate nel rifugio antiaereo. Fra le figure eroiche di quel tragico 7 ottobre c’è anche il poliziotto arabo israeliano beduino, Ramo Salman Al Huzail, che è sopravvissuto al massacro riuscendo anche a salvare un centinaio di ragazzi del Nova Festival. Durante un recente evento commemorativo a Gerusalemme, Al Huzail ha raccontato che in quelle tragiche ore aveva già accettato di poter morire. La moglie disperata gli aveva detto al telefono di tornare a casa, ma lui le aveva risposto che non poteva e che questa era la sua missione. Quel giorno, dopo che una ragazza gli aveva detto con le lacrime agli occhi «Sono troppo giovane per morire», aveva infatti deciso di non poter abbandonare nessuna vita e di fare su e giù con la macchina per portare in salvo più ragazzi possibili. Più di recente Israele ha anche pianto la morte del maresciallo Zeed Mazarib, 34 anni, del villaggio beduino di Zarzir, ucciso da terroristi di Hamas che cercavano d’infiltrarsi in territorio israeliano da Gaza.

Al suo funerale, Aataf Grafiat (leader arabo del Consiglio locale di Zarzir) ha detto: «Abbiamo perso un soldato coraggioso e audace, che ha pagato con la vita per proteggere il Paese. Ha servito come ufficiale di carriera, ha amato il servizio e ha svolto il suo compito in modo professionale e leale. Lascia una moglie e due figli orfani. Questo è un giorno triste e difficile per tutti i residenti di Zarzir». Nonostante non si veda ancora una fine alla guerra in corso, sono sempre di più gli arabi israeliani che si offrono come volontari per servire nell’esercito. Il maggiore Ella Waweya – donna, araba e musulmana – è sicuramente un modello per molti. In una recente intervista, ha voluto spiegare i suoi sentimenti per Israele: «Sono araba e israeliana e ciò non è una contraddizione. Quando vedo la bandiera d’Israele sento un forte senso di appartenenza e amore».

Di Anna Mahjar Barducci

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