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Attentato trump

Attentato a Trump, America sotto shock

Trump, dimesso, prosegue la campagna elettorale, che però segna una svolta. Massima attenzione a sicurezza e odio in una società già lacerata

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Attentato a Trump, America sotto shock

Trump, dimesso, prosegue la campagna elettorale, che però segna una svolta. Massima attenzione a sicurezza e odio in una società già lacerata

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Attentato a Trump, America sotto shock

Trump, dimesso, prosegue la campagna elettorale, che però segna una svolta. Massima attenzione a sicurezza e odio in una società già lacerata

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Trump, dimesso, prosegue la campagna elettorale, che però segna una svolta. Massima attenzione a sicurezza e odio in una società già lacerata

Allo shock iniziale di un sabato sera estivo, sono seguite le domande. Tante, troppe: perché e soprattutto come è potuto accadere? Mentre emergono sempre più dettagli, un fatto è certo: la campagna elettorale proseguirà, anche dopo l’attentato mortale a Donald Trump. La CNN non esita a parlare di roils race, di una corsa che proseguirà e lui, il candidato repubblicano, lo ha confermato, dopo essere stato raggiunto da uno dei colpi esplosi da un fucile d’assalto semiautomatico, imbracciato da Matthew Croock, 20 anni. Lo farà sicuramente anche tra poche ore, in occasione della convention repubblicana a Milwaukee, nella quale sarà otterrà l’investitura ufficiale per la candidatura alle presidenziali di novembre, da parte del suo partito e del suo popolo. Lo stesso che ieri sera stava assistendo al suo intervento dal palco di Butler, in Pennsylvania, e che ha raccontato i momenti drammatici degli spari. 

Ora, però, il primo interrogativo riguarda la sicurezza: come sia stato possibile che una persona potesse appostarsi su un albero, a soli 150 metri dal luogo del comizio, accedendo al tetto di un edificio dismesso, prendendo la mira e colpendo l’obiettivo. Fin dai primi concitati minuti le attenzioni si sono rivolte al secret service. Molti analisti ed ex componenti dell’apparato di sicurezza che assiste anche un ex presidente degli Stati Uniti come Trump, hanno confermato che le procedure di controllo sono sempre rigorosissime. Una donna, supporter del tycoon, ha confermato di aver superato i controlli di sicurezza che prevedevano anche il passaggio dal metal detector e su questo ci sono pochi dubbi: sono verifiche di routine che negli Usa rientrano nelle procedure standard anche per accedere ai campi sportivi in occasione delle partite delle high school o nei pronto soccorso degli ospedali, quindi era scontato ci fossero anche per l’evento in questione. Ma Croocks ha aperto il fuoco posizionandosi al di là del perimetro dell’area. Qualcuno lo ha visto, tra il pubblico, avvertendo la polizia pochi istanti prima che facesse fuoco. Troppo tardi.

Fortunatamente Trump se l’è cavata con una ferita di striscio (ma una persona tra il pubblico è morta, colpita da uno degli spari). Per un solo centimetro che lo raggiunto all’orecchio destro invece che ferirlo mortalmente alla testa. Quello che oggi rimane è la sua immagine, sporco di sangue, con il pugno destro alzato, mentre dal labiale si intuisce ciò che dice: Fight.

Qui sorge l’altra domanda: che ne sarà della campagna elettorale? Trump è già stato dimesso dall’ospedale dove era stato portato per essere medicato. È pronto a proseguire con più vigore di prima, come nel suo stile. Anzi quella foto ormai virale che oggi campeggia su tutti i giornali americani e i siti, anche all’estero, lo rende ancora più “vittima” e in molti sono pronti ad affermare che potrebbe giovargli ai fini della campagna elettorale. Ma cosa potrebbe ancora accadere da qui al 5 novembre? Si teme un ulteriore inasprimento dei toni, che porti a dividere la già lacerata società americana. 

Di sicuro le attenzioni si sono spostate dalle condizioni di salute di Joe Biden al suo avversario. In tanti invocano una svolta, un minor scontro tra le parti. Lo stesso presidente, nel suo discorso a breve distanza dall’attentato, ha chiarito: “Sono grato che Trump sia salvo” (chiamandolo “Donald”), ribadendo però che non c’è spazio per la violenza. In questo caso e stando alle prime informazioni anche sul presunto attentatore, rimasto a sua volta ucciso, in passato risultava essersi iscritto alle liste come elettore repubblicani. A 17 anni, però, aveva fatto una donazione di 15 dollari per ActBlue, un comitato di raccolta fondi per la sinistra e i democratici. Premiato per i suoi successi in matematica e scienze, sui social affermava: “Odio i repubblicani, odio Donald Trump”. Al momento della sparatoria, secondo la Nbc, indossava una maglietta con il logo di Demolition Ranch, un noto canale YouTube dedicato alle armi da fuoco e per il suo folle gesto avrebbe usato, come riporta il New York Timesun fucile semiautomatico AR-15.

Resta una considerazione, che ha tenuto banco sulle tv fin dai primi istanti dopo l’attentato: quanto accaduto in questo sabato sera è destinato a lasciare il segno e ha richiamato alla memoria precedenti illustri, come quello di JFK del 1963, che gli costò la vita, o a quello di Ronald Reagan nel 1981. In quest’ultimo caso, come per Donald Trump, non si è arrivati a conseguenze così drammatiche, ma resta il richiamo all’urgenza sul tema della sicurezza e dell’odio nella società americana. 

di Eleonora Lorusso

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