Bayrou e la concorrenza, scont(r)i fiscali
Ha senso che Bayrou si lamenti, ma non ha senso dire che è un trucco italiano: è quanto consente la concorrenza fiscale
Bayrou e la concorrenza, scont(r)i fiscali
Ha senso che Bayrou si lamenti, ma non ha senso dire che è un trucco italiano: è quanto consente la concorrenza fiscale
Bayrou e la concorrenza, scont(r)i fiscali
Ha senso che Bayrou si lamenti, ma non ha senso dire che è un trucco italiano: è quanto consente la concorrenza fiscale
François Bayrou, alla guida di un traballante governo francese e che potrebbe cadere il prossimo 8 settembre, ha avuto il coraggio di ricordare a quanti chiedono pensioni più alte che stanno togliendo ricchezza ai giovani francesi, reclamando rendite sulle loro spalle e non basate sui contributi versati. Merita rispetto, anche se somiglia alla sincerità della disperazione. Ha parlato anche di una specifica scelta fiscale italiana, che vista dalla Francia è un fastidio e vista dall’Italia è una furbata. Ha detto una cosa vera, ma che può ben essere un nostro merito e non un’offesa. Mentre molte delle risposte che sono state date dall’Italia appaiono surreali.
La premessa è che dentro l’Unione Europea la fiscalità è materia di concorrenza e non di convergenza. Il presupposto della concorrenza era che gli Stati che praticano le condizioni migliori ai produttori di ricchezza avrebbero attratto gli altri. Un po’ come succede con la concorrenza sui prezzi. Non è andata così, nel senso che debiti e spese pubbliche si dimostrano anelastici, i governi non riescono a farli scendere e siccome le entrate sono divenute funzioni delle uscite – laddove dovrebbe essere il contrario – la concorrenza non ha dato i frutti sperati. Se si vuole andare verso la convergenza, come sarebbe saggio, si devono anche accettare vincoli maggiori e più integrazione, non il contrario.
La concorrenza può essere fatta su diversi aspetti. Il Portogallo scoprì che i pensionati italiani sono molti e che tanti fra loro hanno rendite di tutto riguardo, sicché predisposero un sistema per cui se il pensionato prendeva la residenza in terra lusitana gli azzeravano le imposte sul reddito e quello viveva con il lordo della pensione che coincideva con il netto. Non pochi si trasferirono, il che significa che l’Italia continuò ad avere i costi e perse il gettito. Concorrenza fiscale (a beneficio di nostri cittadini). Per il Portogallo era un affare, perché importava persone che non producevano ricchezza ma la spendevano dove, altrimenti, non l’avrebbero spesa. Ora i portoghesi hanno chiuso il sistema, anche perché dovevano far capire a un connazionale percettore di reddito medio che lui doveva continuare a pagare le imposte, mentre l’italiano che campava di una rendita paragonabile al suo reddito invece no.
In Francia, quando era presidente Hollande, decisero che sarebbe stato socialmente giusto tassare duramente i ricchi. I quali, essendo ricchi, si poterono permettere di andare via. Usare il fisco fuori da una logica e soltanto per fare cassa è un errore, chiunque ci provi. Nel 2016, in carica il governo Renzi, l’Italia si dotò di un sistema non diretto ai francesi ma a qualsiasi cittadino del mondo che si fosse trasferito in Italia non a lavorare e produrre (nel qual caso avrebbe pagato come un italiano), bensì a vivere delle ricchezze che aveva o che, comunque, produceva altrove. A quei soggetti si disse: ci date 100mila euro l’anno e per noi la partita è chiusa. Il governo Meloni ha condiviso questo approccio, ma ha portato i 100 a essere 200mila. In altre parole: abbiamo fatto con i ricchi quel che i portoghesi avevano fatto con i pensionati. Tutto dentro le regole.
Quindi ha senso che Bayrou si lamenti, ma non ha senso dire che è un trucco italiano: è quanto consente la concorrenza fiscale. Invece di dirglielo in questi termini si sono sentite risposte fuori tema, del tipo: a noi fanno concorrenza fiscale per le aziende. E che c’entra (a parte che non ce la fa la Francia)? Oppure: l’Italia è divenuta attrattiva. E che c’entra? A parte che la Francia attira capitali stranieri in misura maggiore di quanto si riesca a fare noi, i ricchi non vengono da noi per compensare altra concorrenza ma perché facciamo loro un maxi sconto. Anche se per prendere quei soldi (e si fa bene a prenderli) si genera un sistema in cui l’italiano che qui guadagna 100 o 200mila euro l’anno paga infinitamente di più di quello che guadagna qualche miliardo e vive nella stessa area. La rendita viene favorita rispetto al lavoro e alla produzione. Le spiegazioni vanno offerte agli italiani, non ai francesi.
Davide Giacalone
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche