Biden, al centro del villaggio
| Esteri
Sempre più curioso il destino di Joe Biden, l’unico leader occidentale che sia riuscito a fare il suo dovere fino in fondo
Biden, al centro del villaggio
Sempre più curioso il destino di Joe Biden, l’unico leader occidentale che sia riuscito a fare il suo dovere fino in fondo
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Biden, al centro del villaggio
Sempre più curioso il destino di Joe Biden, l’unico leader occidentale che sia riuscito a fare il suo dovere fino in fondo
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Sempre più curioso il destino di Joe Biden. Il Presidente degli Stati Uniti è oggettivamente l’unico leader occidentale che sia riuscito a fare fino in fondo il suo dovere in questi 20 mesi di follia collettiva.
Fra la guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin in Ucraina, le sue gigantesche conseguenze – ancora in buona misura inesplorate – e il dramma seguente al barbaro e infame giorno dell’attacco terroristico a Israele del 7 ottobre, se il nostro mondo non ho avuto dubbi su cosa andasse fatto lo deve in buona misura al vecchio Joe. Non è poco, proprio per niente.
È un giochino magari abusato, ma pensate che cosa sarebbe accaduto se alla Casa Bianca ci fosse stato Donald Trump. Non si tratta di ideologia, di simpatia o antipatia. Si tratta di sapere o meno analizzare la realtà: la guerra in Ucraina non ci sarebbe stata, nel senso che la Russia avrebbe avuto disco verde e Volodomir Zelensky non sarebbe diventato l’eroe dei due mondi, ma – se anche fosse sopravvissuto agli agguati dei sicari di Putin – al massimo sarebbe stato portato in esilio. Quanto all’Ucraina, sarebbe durata una settimana.
In Medioriente, nell’esplosione seguita al 7 ottobre, Joe Biden si è dimostrato l’unico argine all’incapacità del premier israeliano Benjamin Netanyahu di studiare una strategia che vada oltre la distruzione militare di Hamas. Sacrosanta e fuor di dubbio per tutti nel mondo occidentale, ma zoppa senza una visione in grado di immaginare un futuro per Gaza e un dialogo con i palestinesi.
In mezzo a questi incendi in grado di destabilizzare l’intero mondo, il capo della Casa Bianca è riuscito a piazzare il colpo del vertice con il Presidente cinese Xi. A San Francisco non sarà scoppiata la pace e neppure una simpatia trascinante fra due leader, ma quelle fotografie e quelle parole – pur fra le inevitabili spigolosità e inciampi più o meno evitabili – restano fra le rarissime boccate d’ossigeno degli ultimi due anni. Anche nella dolorosa vicenda degli ostaggi israeliani, è ormai evidente che solo la mediazione del Qatar potrà portare qualche risultato e con i qatarini stanno parlando ufficialmente solo gli americani.
Lo so cosa state pensando: puoi dipingere tutti i quadri che vuoi e tessere tutte le lodi del Presidente, ma resta ampiamente traballante in vista delle elezioni del novembre 2024 (ecco il destino curioso). Vero, ma fermarsi a questa considerazione e all’ombra persistente di Trump, significherebbe smettere di valutare, di ragionare, anche di pesare le azioni politiche. Non sappiamo cosa accadrà fra un anno e chi giurerà da Presidente nel gennaio 2025 a Washington. Quello che possiamo immaginare è che fra qualche tempo gli storici avranno materiale per valutare l’azione di Joe Biden. E in queste valutazioni non si potranno dimenticare le condizioni oggettivamente sfortunate e difficili in cui il vecchio Joe si è trovato a lavorare.
di Fulvio Giuliani
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