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Bollettino del terzo giorno della guerra fra Israele e Iran. Gli Stati Uniti si avvicinano al conflitto

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Ben ventotto aerei cisterna statunitensi si starebbero muovendo verso Est, direzione Europa e Medio Oriente, dalla madrepatria statunitense. Si tratta di una di quelle azioni preparatorie che Washington dovrebbe adottare per unirsi alla guerra fra Israele e Iran

Bollettino del terzo giorno della guerra fra Israele e Iran. Gli Stati Uniti si avvicinano al conflitto

Ben ventotto aerei cisterna statunitensi si starebbero muovendo verso Est, direzione Europa e Medio Oriente, dalla madrepatria statunitense. Si tratta di una di quelle azioni preparatorie che Washington dovrebbe adottare per unirsi alla guerra fra Israele e Iran

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Bollettino del terzo giorno della guerra fra Israele e Iran. Gli Stati Uniti si avvicinano al conflitto

Ben ventotto aerei cisterna statunitensi si starebbero muovendo verso Est, direzione Europa e Medio Oriente, dalla madrepatria statunitense. Si tratta di una di quelle azioni preparatorie che Washington dovrebbe adottare per unirsi alla guerra fra Israele e Iran

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Ben ventotto aerei cisterna statunitensi si starebbero muovendo verso Est, direzione Europa e Medio Oriente, dalla madrepatria statunitense. Sebbene non siamo a conoscenza della loro destinazione finale, si tratta di un numero così grande che porterebbe a escludere la coincidenza. Si tratta di una di quelle azioni preparatorie che Washington dovrebbe adottare per unirsi alla guerra fra Israele e Iran. O quantomeno per mettere le sue forze aree mediorientali (cioè quelle sotto il comando del Central Command, il CENTCOM) in condizioni di sostenere vaste e prolungate campagne di bombardamento. Riguardo lo schieramento bellico statunitense in questo teatro regionale, in questo momento è schierato nel Golfo Persico ‘soltanto’ il gruppo d’attacco della portaerei a propulsione nucleare “USS Carl Vinson”. Capace già solo lei di ospitare 85 velivoli d’attacco.

La sua potenza è stata già sperimentata dagli Huthi, che hanno subito mesi di bombardamenti continui da aerei partiti dal suo ponte di volo.

La Vinson è infatti una classe Nimitz. Una classe di portaerei da circa 100mila tonnellate di dislocamento (il peso complessivo della nave) con un equipaggio di circa 5mila membri. Gli aerei cisterna, utili per permettere l’uso di cacciabombardieri di basi più arretrate rispetto all’Iran. O per aiutare Israele a mantenere l’intenso ritmo di bombardamenti sull’Iran, non sarebbero però gli unici rinforzi in arrivo. La stessa portaerei nucleare “USS Nimitz”, cioè la capostipite della Vinson, si è disimpegnata dall’Oceano Pacifico – dove era schierata in sostegno alla Terza e alla Settima flotta in funzione deterrente verso il bullismo marittimo cinese – per muoversi in direzione dell’Oceano Indiano. Se raggiungerà davvero il Golfo persico, le opzioni in mano all’amministrazione Trump per intervenire nel conflitto aumenterebbero di molto.

La tentazione di entrare a gamba tesa in un conflitto praticamente già vinto potrebbe essere infatti fin troppo ghiotta per un politico opportunista e vanitoso. Come il tycoon statunitense. Che non ha escluso la possibilità di un intervento. Le bombe bunker buster dell’arsenale degli Stati Uniti sono poi indispensabili per seppellire le parti più difese del programma atomico iraniano. Come il centro di arricchimento di Fordo. L’Heyl Ha’Avir (l’aviazione militare israeliana) sta dando comunque una prova eccellente di sé anche con le sue sole forze. Sebbene sempre rinforzate negli anni precedenti dalla generosità materiale trumpiana. Gli attacchi di Gerusalemme hanno raggiunto persino il confine orientale dell’Iran, continuando a disabilitare radar e lanciatori nemici.

Le squadre del Mossad hanno poi continuato la loro campagna di attentati esplosivi nella capitale Teheran. Mentre le squadre investigative del regime degli ayatollah scoprivano in città un palazzo di tre piani – ormai abbandonato – destinato alla produzione di droni, un’ondata di autobombe sincronizzate ha eliminato un’altra mezza dozzina di scienziati nucleari iraniani. Che Israele riteneva legati al progetto della bomba. Moltissime altre eliminazioni mirate sono state invece compiute con l’ausilio di droni fatti librare dalla squadre infiltrate a poca distanza dagli obiettivi. Un’umiliazione continua per il regime iraniano, che non sembra essere capace di fermare queste forme ibride di attacchi nel cuore del suo territorio.

La missilistica iraniana tuttavia si sta dimostrando all’altezza della sua famigerata fama. Nonostante le continue azioni di disturbo israeliane contro la catena di comando missilistica e i lanciatori. È infatti impossibile annullare le capacità di lancio di un Paese così vasto come l’Iran. Anche se gli sforzi del governo di Benjamin Netanyahu abbiano brillato per precisione e sincronicità.

Nella notte sono continuati i bombardamenti dei missili balistici iraniani, anche se via via sempre meno consistenti. Dai 150 iniziali si è arrivati a ‘soltanto’ 30 ordigni balistici, ma la riduzione del numero non deve indurre a pensare che le scorte mortali degli ayatollah siano già finite. Si stima che Teheran abbia ancora poco meno di 3mila missili per attaccare Israele e la progressione del loro uso rispecchia spesso complessi calcoli per vagliare la reazione della contraerea nemica, in modo da massimizzare l’uso di ogni salva. Finché i missili andranno a segno, come abbiamo visto anche nella notte abbiamo passata, il leone iraniano si sarà dimostrato ben capace di infliggere danni al suo nemico.

di Camillo Bosco

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