Bombe sui civili
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                Nei sotterranei della metropolitana di Kyiv ci si stringe e si prega, mano nella mano. Cercando di trovare ancora una volta la forza per resistere
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Bombe sui civili
Nei sotterranei della metropolitana di Kyiv ci si stringe e si prega, mano nella mano. Cercando di trovare ancora una volta la forza per resistere
        
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Bombe sui civili
Nei sotterranei della metropolitana di Kyiv ci si stringe e si prega, mano nella mano. Cercando di trovare ancora una volta la forza per resistere
        
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AUTORE: Giorgio Provinciali
Kyiv – Nei sotterranei della metropolitana ci si stringe e si prega, mano nella mano. Cercando di trovare ancora una volta la forza per resistere, centinaia di persone intonano ad alta voce l’inno nazionale, “Києвe мій” (“La mia Kyiv”) e altri canti tradizionali come “Червона калина” (“Viburno rosso”), che da sempre uniscono questo popolo indomito. Questo è l’imperativo, la convinzione collettiva è assoluta.
83 esplosioni fragorose, da ieri notte, hanno martoriato ininterrottamente e con una furia inaudita molte delle città da cui avevo scritto corrispondenze come questa: Leopoli, Vinnytsja, Ternopil, Ivano-Frankivsk, Rivne, ma anche Sumy, Mykolaivska, Charkivska, Zhytomyrska, Khmelnytskyi, Dnipropetrovsk, Poltava e, appunto, Kyiv. Missili russi e droni di fabbricazione iraniana sono stati lanciati di proposito contro i centri abitati più frequentati nell’orario di punta, mentre la gente si recava al lavoro. «Bramano panico e caos, vogliono distruggere il nostro sistema energetico. Il secondo obiettivo sono le persone: l’ora e i luoghi degli attacchi sono stati scelti per causare il maggior danno possibile. Ma l’Ucraina era qui prima che apparisse il nemico, sarà qui dopo di lui» ha dichiarato Zelensky.
80mila civili sono rimasti senza elettricità a Dnipropetrovsk. Il ponte Klitschko ha resistito. Le lastre di vetro sono andate in frantumi ma la struttura ha retto. È un ponte pedonale: non v’è alcun dubbio, dunque, che l’intenzione fosse quella di colpire obiettivi civili. Le televisioni diffondono il messaggio con cui Putin rivendica questi attacchi durissimi in risposta – dice – a quello subìto sul ponte nello Stretto di Kerch. L’autarca russo incolpa addirittura gli ucraini di un tentato sabotaggio del gasdotto “Turkish Stream”, ma a partire dal consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak chiunque qui è fermamente convinto che si sia trattato di un atto compiuto dai servizi segreti russi. «Ci stanno colpendo per qualcosa che non abbiamo fatto. Come in tutti questi mesi» dice in lacrime una donna.
Chi tra i meno giovani ha vissuto l’epoca sovietica sostiene di riconoscere il marchio di fabbrica delle invettive addotte per legittimare questo tipo di attacchi alla gente comune. Diverse agenzie riferiscono che quello di ieri fosse infatti già stato pianificato dal Cremlino il 2 o 3 ottobre. Volodymyr Bugrov, rettore dell’Università Schenvchenko, riporta che la struttura scolastica è stata colpita ma fortunatamente le persone all’interno sono rimaste illese. «Torneremo all’istruzione a distanza» dice. Nel frattempo i tecnici di Kyivvodokanal stanno lavorando per ripristinare il sistema di approvvigionamento idrico, danneggiato dalle bombe russe.
Anche a Leopoli mi riferiscono che manchi l’acqua calda. Per diverse ore non siamo riusciti a comunicare con familiari e amici, che ora segnalano malfunzionamenti alla rete elettrica. Ogni persona che ascolto e ogni testimonianza raccolta conferma però che, se l’intenzione di Putin era quella di punire e spaventare questa gente, il criminale russo ha sortito l’effetto opposto: «Cosa ancora deve vedere l’Occidente per muovere un’azione più decisa contro questi criminali?», «Vinceremo. Resisteremo e vinceremo». Tutti, qui, ne sono fermamente convinti.
Di Giorgio Provinciali 
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