Carenza d’acqua, gli iraniani in piazza contro Khamenei
L’Occidente ignora le proteste degli iraniani, contro il regime degli ayatollah, per non compromettere i negoziati sul nucleare.
| Esteri
Carenza d’acqua, gli iraniani in piazza contro Khamenei
L’Occidente ignora le proteste degli iraniani, contro il regime degli ayatollah, per non compromettere i negoziati sul nucleare.
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Carenza d’acqua, gli iraniani in piazza contro Khamenei
L’Occidente ignora le proteste degli iraniani, contro il regime degli ayatollah, per non compromettere i negoziati sul nucleare.
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L’Occidente ignora le proteste degli iraniani, contro il regime degli ayatollah, per non compromettere i negoziati sul nucleare.
Gerusalemme – Continuano le manifestazioni in Iran contro il regime degli ayatollah. È ormai da questa estate che gli iraniani scendono per le strade al grido di «Abbasso il leader supremo Khamenei», ma l’Occidente sembra volutamente ignorarli. Lo scorso venerdì, per la seconda settimana consecutiva, la popolazione ha nuovamente manifestato pacificamente a Isfahan contro la carenza d’acqua, accusando il regime di essere responsabile del declino socio-economico del Paese. Non riuscendo a fermare le proteste, la polizia è intervenuta violentemente, ferendo una cinquantina di dimostranti (molti sono rimasti ciechi da un occhio), uccidendone almeno tre e arrestandone più di duecento (inclusi tredici minorenni). I manifestanti hanno pertanto reagito lanciando pietre contro le forze di sicurezza, bruciando almeno una motocicletta della polizia e gridando slogan anti-governativi. Nei video postati online da attivisti iraniani, si vedono i dimostranti urlare all’unisono: «Non abbiamo paura! Siamo tutti insieme», «Siamo tutti qui per combattere contro il leader [Khamenei, ndr.]», «Basta con Khamenei» e poi ancora «Vergognati Khamenei per le tue menzogne, il sangue della nostra gioventù cola dai tuoi artigli».
Il giorno dopo il quotidiano iraniano “Kayhan”, controllato dal regime, ha descritto i manifestanti di Isfahan come «delinquenti pagati» dall’Occidente e «truppe combattenti a piedi degli Stati Uniti», istruite per «seminare il caos» alla vigilia dei negoziati per gli accordi sul nucleare, che sono ripresi lo scorso 29 novembre a Vienna. Nonostante la palese e continua violazione dei diritti umani da parte del regime degli ayatollah, gli Stati Uniti non hanno fatto pressione sull’Iran durante i negoziati ancora in corso. Anzi, è stato l’Iran a fare la voce grossa e a far capire che Teheran non ha intenzione di essere flessibile, richiedendo così la rimozione di tutte le «disumane» sanzioni. Il ministro degli Affari esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha poi dichiarato: «Gli Stati Uniti non riescono ancora a comprendere correttamente il fatto che non c’è modo di tornare all’accordo senza una revoca verificabile ed efficace di tutte le sanzioni imposte alla nazione iraniana… Questa opportunità non è una finestra che può rimanere aperta per sempre».
Alcuni attivisti iraniani però hanno scritto su Twitter che gli Stati Uniti non devono cedere ai ricatti del regime. «Togliere le sanzioni e sperare che ciò aiuti gli iraniani? Non avete visto le tattiche della Repubblica islamica negli ultimi 43 anni? Sarà sempre il popolo iraniano a rimetterci» scrive un attivista che si identifica con il nome di Mahran. Nel frattempo, il sito statunitense “Axios” ha riportato che Israele avrebbe informato gli Stati Uniti che l’Iran sta preparandosi ad arricchire l’uranio al 90% di purezza, il livello necessario per produrre un’arma nucleare. Il capo negoziatore iraniano, Ali Bagheri Kani, ha però dichiarato di essere «ottimista» sul futuro dei negoziati e di conseguenza sulla rimozione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti. L’Occidente sembra pertanto più interessato ad aiutare il regime a sopravvivere che non a sostenere il popolo iraniano, che anche ieri è sceso nuovamente per le strade a protestare.
di Anna Mahjar Barducci
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