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Cisgiordania, coloni attaccano Kafr Malik: morti i palestinesi

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L’altro ieri dozzine di coloni israeliani hanno scatenato un vero e proprio pogrom contro i residenti palestinesi di Kafr Malik, in Cisgiordania

Cisgiordania, coloni attaccano Kafr Malik: morti i palestinesi

L’altro ieri dozzine di coloni israeliani hanno scatenato un vero e proprio pogrom contro i residenti palestinesi di Kafr Malik, in Cisgiordania

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Cisgiordania, coloni attaccano Kafr Malik: morti i palestinesi

L’altro ieri dozzine di coloni israeliani hanno scatenato un vero e proprio pogrom contro i residenti palestinesi di Kafr Malik, in Cisgiordania

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L’altro ieri dozzine di coloni israeliani hanno scatenato un vero e proprio pogrom contro i residenti palestinesi Kafr Malik, una cittadina che si trova a 17 chilometri a Nord-Est di Ramallah nella Cisgiordania occupata. Gli scontri sono iniziati con incendi alla case e alle auto degli arabi, fino ad arrivare alla sassaiola contro i proprietari stessi accorsi per difendere le loro proprietà. Le violenze hanno richiesto l’intervento delle Forze di difesa israeliane, che tuttavia si sono schierate per difendere gli interessi dei rivoltosi ebrei. Uno scenario ormai usuale in Cisgiordania, dove è in atto una pulizia etnica strisciante che aveva suscitato persino l’imposizione di sanzioni da parte dell’amministrazione Biden. Con l’arrivo di Trump e dei suoi progetti rivieraschi per una Gaza-Miami priva di gazei arabi, le speranze di vedere un’inversione delle violenze sono svanite. 

I militari di Tsahál – l’Armata di Difesa d’Israele – hanno infatti aperto il fuoco sui palestinesi inferociti dalla devastazione, uccidendo tre persone. Altre sette erano state già ferite, lapidate dai coloni. Non si tratta di un fatto nuovo o inedito, in quanto la parte araba di Kafr Malik era stata oggetto di un pogrom almeno anche nel 2023 (mesi prima dell’eccidio del 7 ottobre). Gli accordi di Oslo del 1995 avevano infatti posto temporaneamente il suo terreno urbano al 87,3% nell’Area C, quindi gestito esclusivamente dall’amministrazione israeliana, e le restanti aree nell’Area B a gestione mista. Questa predominanza della gestione ebraica nella zona rende tesi i rapporti tra i residenti, che da una parte si sentono assediati mentre dall’altra accarezzano l’idea di appropriarsi anche del 13,7% rimasto (comunque già eroso nel corso dell’ultimo trentennio).
Nel 2023 l’ufficio stampa di Tsahál aveva perlomeno stigmatizzato le violenze e ammesso il proprio fallimento nel prevenirle, mentre ora sembra ergersi addirittura come rinforzo (o quantomeno come protezione) dei comportamenti violenti dei coloni. Si assiste quindi a una ulteriore degenerazione del conflitto israelo-palestinese, che pare avvitato in una spirale di violenza nell’impotenza degli organi internazionali di controllo.

di Camillo Bosco

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