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Alta la bandiera gialla e blu

Dopo le affermazioni di Papa Francesco i vescovi del Sinodo permanente ucraino hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “Il bene non negozia nulla col male”

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Alta la bandiera gialla e blu

Dopo le affermazioni di Papa Francesco i vescovi del Sinodo permanente ucraino hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “Il bene non negozia nulla col male”

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Dopo le affermazioni di Papa Francesco i vescovi del Sinodo permanente ucraino hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “Il bene non negozia nulla col male”

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Dopo le affermazioni di Papa Francesco i vescovi del Sinodo permanente ucraino hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “Il bene non negozia nulla col male”

Kyiv – «Voglio dirvi una cosa a nome del popolo ucraino. L’Ucraina è ferita ma non conquistata […]. È esausta ma resiste e persevera. Credetemi, nessuno pensa minimamente d’arrendersi, tantomeno sul campo di battaglia. Ascoltate la nostra gente a Kherson, Zaporizhzhia, Odesa, Kharkiv e Sumy. Sappiamo che se l’Ucraina, Dio non voglia, fosse conquistata anche solo in parte, a estendersi sarebbe il confine con la morte. Tutti avete ancora in mente le immagini orrende di Bucha. Sappiate che era solo l’inizio perché, se non avessero incontrato il coraggio della nostra gente, i russi avrebbero inondato di sangue tutta Kyiv. Senza quel coraggio e l’aiuto di Dio, non sarei qui con voi. Chi ne dubita venga in Ucraina a vedere. Chi non crede nella vittoria dell’Ucraina si confessi, perché significa che crede poco nel Dio che anima l’eroismo del popolo ucraino». Rivolgendosi ai suoi connazionali nel corso d’una preghiera alla St. George Ukrainian Church di Manhattan, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svistoslav li ha esortati sabato con queste parole a non confondere la pace con la resa.

In quelle stesse ore la massima autorità della Chiesa cattolica di Roma li invitava invece a trovare nella resa il coraggio, confondendo secondo qualcuno la bandiera bianca con quella rossa. La valanga di critiche riscosse in Ucraina dalle affermazioni di Jorge Mario Bergoglio ha portato i vescovi del Sinodo permanente ucraino a rilasciare una dichiarazione congiunta: «Gli ucraini non possono smettere di difendersi, perché la capitolazione significa la loro morte. […] Il 70% della popolazione russa sostiene una guerra genocida, compresi il patriarca Kirill e la leadership della Chiesa ortodossa russa. Nella mente di Putin non esiste l’Ucraina, né la sua storia, la lingua e la sua vita religiosa indipendente. Tutto ciò che è ucraino, a suo avviso, è una costruzione ideologica che deve essere distrutta. Nella sua mente l’Ucraina non è una realtà ma semplicemente un’ideologia che descrive come ‘nazista’. Chiamando nazisti gli ucraini che si rifiutano d’essere russi e di riconoscere l’autorità russa, Putin li disumanizza». Invitando a considerare che qualsiasi occupazione russa comporterebbe anche la distruzione della Chiesa ortodossa ucraina indipendente nonché la soppressione d’altre religioni e di tutte le manifestazioni culturali che non sostengono la dominazione russa, il Sinodo dei vescovi ha inoltre risposto all’invito a negoziare ventilato da papa Francesco: «La Storia recente ha dimostrato che non possono esserci veri negoziati con Putin. Nel 1994 l’Ucraina ha rinunciato al suo arsenale nucleare, che all’epoca era il terzo più grande del mondo, superando quello di Francia, Gran Bretagna e Cina messe insieme. In cambio ha ricevuto garanzie di sicurezza riguardo alla sua integrità territoriale (compresa la Crimea) e all’indipendenza, che Putin era obbligato a rispettare. Il Memorandum di Budapest del 1994, firmato da Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna, oggi non vale più della carta su cui è scritto. Questo è ciò che accadrà a qualsiasi accordo che dovesse emergere da ‘negoziati forzati’ con la Russia di Putin».

Oltre a tali considerazioni, in Ucraina ha avuto molta eco l’esortazione del ministro degli Esteri Kuleba a non ripetere gli stessi errori commessi da papa Pio XII con la Germania nazista. «Il Bene non negozia nulla col Male» si dice qui. Ripensando a quanti cappellani ho incontrato al fronte, direi che l’Ucraina ha spesso nutrito proprio nella fede la sua resilienza. Dicendo che «la Chiesa è vicina alla gente e non s’impegna in mediazioni virtuali a duemilacinquecento chilometri di distanza», Zelenskyj rispecchia un sentimento comune. Come osserva l’ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede Andriy Yurash, qui è davvero questione di vita o di morte e certi inviti andrebbero rivolti alla Russia. Questo Paese difende col sangue la bandiera gialla e blu e non ne alzerà altra.

Di Giorgio Provinciali

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