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Guerra Ucraina

Amore e speranza in guerra

Il progetto “Ricerca con amore e speranza” delle sorelle residenti a Dnipro: consentire ai parenti dei caduti di trovare le loro tombe
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Dnipro – Nell’ultimo anno decine di migliaia di persone in Ucraina hanno lasciato le proprie case per trasferirsi in diverse città del Paese. Chi ospite di amici, chi in affitto o trasferendosi del tutto. Pur avendo avuto la casa distrutta, alcuni sono riusciti miracolosamente a salvarsi; altri invece purtroppo non ce l’hanno fatta e hanno pagato il prezzo più alto di questa guerra criminale.

Delle migliaia di persone cadute in battaglia o rimaste uccise dai raid russi spesso è difficile avere un rapporto dettagliato, rendendo ancora più triste per i familiari sopravvissuti il pensiero di un ricongiungimento anche solo spirituale con i propri cari. Le sorelle Luybov Urbanovych e Nadiya Novikova, residenti a Dnipro, da diversi mesi hanno scelto d’occuparsi a tempo pieno soltanto di questo. I loro nomi significano rispettivamente “amore” e “speranza” e la loro missione è consentire ai parenti dei caduti di trovare le tombe in cui sono sepolti i propri cari e poterle curare a distanza mantenendole pulite e in ordine, sostituendo la foto del defunto oppure posando ogni tanto sulla lapide un fiore o una dedica. Decine di persone le contattano ogni giorno dalle zone ancora occupate o da altre disagiate, impossibilitate a muoversi per raggiungere il grande cimitero di Dnipro in cui sono state portate molte vittime dell’invasione russa iniziata nel 2014, colpite a morte nelle città vicine.

Il canale televisivo ucraino “Dom Tv” ha recentemente dedicato un documentario al progetto “Ricerca con amore e speranza” lanciato dalle due sorelle sui social network. Nel docufilm “Sisters”, Lyubov e Nadiya raccontano diverse storie di eroi dell’Ucraina caduti per difendere la propria patria, tra cui colpisce ritrovare quella di Artur Vodopyanov, morto l’8 maggio 2022 dopo esser riuscito a evacuare l’intera famiglia da Vuhledar (piccola cittadina tuttora contesa, nei pressi di Donetsk): all’epoca la sua storia diventò presto virale per l’altruismo del gesto compiuto e per la barbarie rascista rivolta contro poveri innocenti in fuga dalle proprie case. Lyubov e Nadiya raccontano che Artur Vodopyanov fu identificato dalla moglie Maryna soltanto dall’anello nuziale che portava appeso alla collanina e grazie a una foto in tasca.

Il progetto lanciato dalle due sorelle è ammirevole, ancor di più perché tristi storie come quella di Artur sono molto frequenti, così come lo è parlare con persone che sanno d’aver perso parenti, mogli, figli e amici ma non possono raggiungerli neppure al cimitero. Questo è il mondo russo in Ucraina.

Di Giorgio Provinciali 

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