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Sopravvissuto ad Azovstal

La storia di Oleksandr Morskyi, 46 anni, sopravvissuto all’inferno di Azovstal.  
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Sopravvissuto ad Azovstal

La storia di Oleksandr Morskyi, 46 anni, sopravvissuto all’inferno di Azovstal.  
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Sopravvissuto ad Azovstal

La storia di Oleksandr Morskyi, 46 anni, sopravvissuto all’inferno di Azovstal.  
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La storia di Oleksandr Morskyi, 46 anni, sopravvissuto all’inferno di Azovstal.  

Vinnytsja – Oleksandr Morskyi nasce 46 anni fa a Ivano-Frankivsk ma, avendo trascorso metà della sua vita a Mariupol impiegato come manutentore di un cantiere navale, considera quest’ultima la sua città natale. Appassionato sin da piccolo di motori e automobili, nonostante le condizioni economiche poco agiate riesce a conseguire il titolo d’ingegnere presso l’Istituto navale di Sebastopoli. Il 24 febbraio 2022 viene svegliato di soprassalto dalla sorella, che da Vinnytsja lo avvisa dell’inizio dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina.

In quei momenti drammatici Oleksandr pensa a tutto tranne che ad abbandonare la sua amata Mariupol. Arruolatosi, presta subito servizio nell’esercito come guardia di frontiera. Il 27 marzo, durante le delicate fasi d’attracco presso il molo antistante l’Azovstal (necessarie al trasferimento di materiale destinato ai civili assediati), l’imbarcazione su cui si trova viene pesantemente colpita dall’artiglieria russa. Cosciente ma gravemente ferito, Oleksandr riesce a evacuare la barca in fiamme e a correre verso il molo, avvolto da una spaventosa tempesta di fuoco nemico. Con i vestiti bruciati e un braccio dilaniato al quale è stato applicato un laccio emostatico per contenerne l’emorragia, viene condotto presso l’ospedale da campo allestito all’interno dell’Azovstal. Per salvargli la vita, lo staff medico non avrà altra scelta che amputargli l’arto gravemente compromesso. «Venti minuti, nei quali ti rendi conto che dovrai vivere il resto della vita senza una parte di te. Tanto dura la disperazione. Poi resta soltanto il pensiero di come riorganizzarsi subito, contando su un braccio solo». Così Oleksandr descrive quegli attimi drammatici. Resterà dentro l’acciaieria sino al 17 maggio, vivendo insieme a molti altri soldati e civili che come lui hanno lasciato in quell’inferno una parte di loro. Resistere era l’imperativo. Resistere e farsi coraggio, perché insieme si può e si deve vincere: «Україна понад усе»(L’Ucraina sopra tutto).

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A seguito degli accordi di cui si sono fatti garanti Onu e Croce Rossa Internazionale, l’acciaieria viene evacuata dopo 86 giorni d’assedio (durante i quali i russi vi hanno riversato sopra un inferno di fuoco senza precedenti) e Oleksandr viene trasferito in isolamento presso una struttura detentiva. Molti suoi compagni finiranno bruciati vivi nel rogo che avvolgerà il penitenziario di Olenivka, minato dai soldati di Putin nel vile tentativo di simulare un attacco ucraino contro i propri compatrioti. Oleksandr e altri feriti saranno invece oggetto di scambio con altrettanti prigionieri russi. Condotto dapprima presso l’ospedale di Kyiv e poi in quello di Lviv, deciderà di acquistare una protesi meccanica prodotta in Ucraina presso il Centro Neslamni. Con il sostegno del Ministero della Salute ucraino, la First Medical Association of Lviv (la più grande istituzione medica di tutto il Paese) è in grado d’offrire assistenza e riabilitazione in quel centro alle migliaia di adulti e bambini vittime della criminale aggressione russa.

di Giorgio Provinciali

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