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Cantare “Bella Ciao” fino alla morte

L’impresa eroica del cantante lirico ucraino Ivanchuk che, nonostante una trivella di colpi, ha cantato ai medici con un filo di voce “Bella ciao”
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Cantare “Bella Ciao” fino alla morte

L’impresa eroica del cantante lirico ucraino Ivanchuk che, nonostante una trivella di colpi, ha cantato ai medici con un filo di voce “Bella ciao”
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Cantare “Bella Ciao” fino alla morte

L’impresa eroica del cantante lirico ucraino Ivanchuk che, nonostante una trivella di colpi, ha cantato ai medici con un filo di voce “Bella ciao”
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L’impresa eroica del cantante lirico ucraino Ivanchuk che, nonostante una trivella di colpi, ha cantato ai medici con un filo di voce “Bella ciao”
Kyiv – Serhiy Ivanchuk è un noto cantante lirico ucraino. Oltre alle indubbie qualità canore, ad aver reso celebre il 29enne di Poltava è stato l’incredibile coraggio dimostrato nel portare a compimento un’impresa a dir poco eroica. Rientrato in terra ucraina dopo aver terminato gli studi presso l’Accademia lirica di Osimo, all’indomani dello scorso 24 febbraio Serhiy sceglie di prestare volontariamente servizio civile nelle zone più colpite dalla criminale aggressione russa. Ogni giorno copre i 150 km che separano Poltava da Kharkiv rifornendo quest’ultima di carburante, cibo, medicinali e altri aiuti umanitari. Nei viaggi di ritorno il ragazzo porta con sé tutti i rifugiati che riescono a stare nella sua vecchia auto. Si tratta di povera gente che non può permettersi uno spostamento simile in taxi: Serhiy è particolarmente sensibile alla loro condizione perché in epoca sovietica i suoi nonni furono spogliati di ogni avere e condannati ai lavori forzati per 15 anni nel gulag di Kolyma (uno dei peggiori campi di lavoro dell’ex Urss). In poco tempo il giovane artista riesce a mettere in salvo un centinaio di persone entrate in contatto con lui tramite il passaparola e il suo nome diventa presto un riferimento sui canali Telegram locali. Un giorno Serhiy accetta di effettuare il trasferimento urgente di alcuni apparecchi medicali da una clinica di Poltava a un ospedale di Kharkiv. Durante il tragitto la sua auto viene bersagliata da una raffica di kalashnikov. Il parabrezza va in frantumi, l’auto sbanda e finisce fuori strada. Nonostante la grande croce rossa sulle fiancate dell’auto, i colpi continuano ad arrivare da ogni parte. Ferito alle gambe, Serhiy rimette a fatica in moto il vecchio veicolo tirando l’aria manualmente. Non riesce a premere bene i pedali perché le gambe sono state crivellate di colpi, ma in qualche modo si rimette sulla strada principale e ingaggia un inseguimento con gli assalitori russi. Miracolosamente illesa, la dottoressa che gli siede accanto riesce a prestargli soccorso. Un’altra raffica contro il lato guida raggiunge il giovane alle braccia, tanto da staccargli di netto due dita della mano sinistra. Abbassandosi, Serhiy riesce tuttavia a guidare tenendo saldamente il volante con la destra. Azzarda una manovra eversiva, ma una terza raffica lo raggiunge alla schiena trapassandogli l’addome e il petto. Credendo che quelli saranno i suoi ultimi istanti di vita, cerca in ogni modo di tenere l’auto in traiettoria per poter passare il volante alla dottoressa. Quest’ultima capisce che il ragazzo ha un polmone perforato e con un sangue freddo straordinario riesce a chiudergli la ferita. I due riescono a resistere fino a quando non s’imbattono in un posto di blocco. Serhiy è stremato e sta perdendo conoscenza. L’auto rallenta sino a scontrarsi contro le vetture messe di traverso. È un posto di blocco ucraino. Ce l’hanno fatta. Con cinque proiettili in corpo, Serhiy subirà diversi interventi di ricostruzione. Uscirà dal coma soltanto dopo due giorni e quasi 8 litri di sangue trasfusi da una ventina di donatori. Unico sopravvissuto nell’intero reparto di rianimazione, nonostante la compromissione di molti organi vitali e il polmone collassato il giovane cantante lirico intonerà “Bella ciao” – con un filo di voce e in lingua italiana – al personale medico che lo ha salvato. di Giorgio Provinciali

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