Carcerati liberi
Il prolungamento della guerra crea pericolosi paradossi in Russia: liberi i cinquemila galeotti reclutati dal Gruppo Wagner
Carcerati liberi
Il prolungamento della guerra crea pericolosi paradossi in Russia: liberi i cinquemila galeotti reclutati dal Gruppo Wagner
Carcerati liberi
Il prolungamento della guerra crea pericolosi paradossi in Russia: liberi i cinquemila galeotti reclutati dal Gruppo Wagner
Il prolungamento della guerra crea pericolosi paradossi in Russia: liberi i cinquemila galeotti reclutati dal Gruppo Wagner
Liberi! A oggi più di cinquemila galeotti reclutati dal Gruppo Wagner, la compagnia militare privata di proprietà dell’ex carcerato Evgenij Prigožin che da mesi usurpa il nome del compositore tedesco nell’immaginario collettivo, hanno completato il loro contratto. Questi ex ladri, truffatori, stupratori e assassini sono sopravvissuti per abbastanza tempo al carnaio che ha inghiottito decine di migliaia di loro colleghi e possono quindi tornare a vivere con la fedina penale immacolata.
Alcuni sono già trasmigrati fuori dalla Russia, anche perché spesso hanno fatto fuori tutti i parenti più prossimi in patria. Altri hanno al contrario prolungato il loro impegno come tagliagole prezzolati, in un momento in cui l’esercito russo è alla spasmodica ricerca di nuova carne da cannone. Se infatti le Z truppen sono riuscite a contenere con successo l’offensiva ucraina d’inizio anno sul saliente di Svatove e Kreminna, nel Nord del Paese, la possibilità di un pericoloso contropiede è andata perduta. Piuttosto che insistere lì, il Ministero della Difesa presieduto dal tuvano Šojgu ha ordinato l’invio nel Donbas dei reparti d’élite dell’esercito russo.
La mossa è stata ineccepibile sul versante politico – giacché volta a disinnescare la bomba propagandistica che avrebbe allargato l’arsenale di Prigožin dopo una vittoria conseguita in solitaria dalla sua soldataglia – ma ha lasciato in braghe di tela l’assetto militare settentrionale degli aggressori. Niente di nuovo, visto che questa dissennata invasione dimostra da più di un anno come le ragioni della politica non coincidano quasi mai con quelle della guerra. Al Sud la fame di proiettili d’artiglieria per Bachmut ha invece azzoppato così tanto l’offensiva su Vulhedàr che persino il neopromosso generale Muradov è stato silurato, stavolta senza cerimonie. In ogni caso i rascisti hanno guadagnato il loro accesso al perimetro urbano della città contesa, senza però avere le risorse per affrontare l’assai sanguinoso combattimento casa per casa indispensabile a finalizzarne la conquista. Una situazione difficile e paludosa capace di concretizzare l’incubo ricorrente dell’etno-nazionalista Igor’ Girkin, che da mesi mette in guardia sugli effetti nefasti di una controffensiva ucraina in grande stile a danno delle malconce e abborracciate truppe moscovite.
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Non è tuttavia l’unico a preoccuparsi. In una recente telefonata tra Prigožin (non il neocosacco mercenario bensì il suo omonimo Iosif, produttore musicale) e il miliardario e politico russo-azero Fərhad Teymur si possono ascoltare le opinioni senza filtri dei più ricchi membri della «piccola razza suprema moscovita», come la chiamano con disprezzo i loro compaesani detrattori. Tra i vari insulti alla condotta di Putin e la consapevolezza di una vittoria ormai impossibile sul campo, hanno rivelato addirittura l’esistenza di un complotto per detronizzare Šojgu da parte degli amministratori delegati delle aziende di Stato Rosneft (petroli) e Rostec (armi) nonché del generale della Guardia nazionale russa Viktor Zolotov. Facile capire quindi a chi si debba la diffusione dell’audio, dai protagonisti subito dichiarato artefatto al computer. Strano Paese è la Russia dove, al contrario dei criminali, i ricchi devono paventare manipolazioni digitali per immaginarsi davvero liberi.
Di Camillo Bosco
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