Oltre le fantasie di Putin, le vere cause della guerra in Ucraina
Altro che Russia “circondata dai nazisti”: le cause della guerra in Ucraina sono di natura economica. Basta ripercorrere gli eventi successivi alla dissoluzione dell’ex Urss
Oltre le fantasie di Putin, le vere cause della guerra in Ucraina
Altro che Russia “circondata dai nazisti”: le cause della guerra in Ucraina sono di natura economica. Basta ripercorrere gli eventi successivi alla dissoluzione dell’ex Urss
Oltre le fantasie di Putin, le vere cause della guerra in Ucraina
Altro che Russia “circondata dai nazisti”: le cause della guerra in Ucraina sono di natura economica. Basta ripercorrere gli eventi successivi alla dissoluzione dell’ex Urss
Altro che Russia “circondata dai nazisti”: le cause della guerra in Ucraina sono di natura economica. Basta ripercorrere gli eventi successivi alla dissoluzione dell’ex Urss
Kyiv – Nel suo discorso a San Pietroburgo in occasione dell’80° anniversario della rottura dell’assedio di Leningrado, Putin ha chiamato a raccolta il popolo russo contro «l’Occidente nazista erede di Adolf Hitler», evocando il concetto di fortezza assediata e lo spirito patriottico che consentì loro di non soccombere dopo 900 giorni d’isolamento e un milione di morti.
«I missili russi non finiranno mai. Ne produciamo tre volte più degli Stati Uniti, ossia la stessa quantità di tutta l’industria della difesa mondiale. Ciò crea le basi dello sviluppo che garantirà la nostra vittoria, che è inevitabile. Non ne dubito». Nel suo eloquio Putin ha accusato molti Paesi europei d’aver partecipato all’assedio di Leningrado, identificando ancora unilateralmente la Federazione Russa (di seguito FR) con l’ex Urss. D’altronde il 23 gennaio di due anni fa la Duma di Stato adottava in prima misura il disegno di legge da lui promosso secondo cui questa sarebbe «il successore legale dell’Urss sul suo territorio nonché per quanto concerne l’appartenenza a organizzazioni e la partecipazione a trattati internazionali e gli obblighi e beni dell’Urss al di fuori della FR da essi previsti».
Se della discussa legittimità della posizione ereditata all’Onu abbiamo già ampiamente trattato, la questione legata ai beni e ai debiti sovietici merita un doveroso approfondimento perché sta alla base delle annose problematiche nelle relazioni russo-ucraine sin dal crollo dell’Urss. Secondo gli accordi raggiunti nel 1991, il 61,34% delle partecipazioni estere dell’Urss (incluso il suo debito) sarebbe spettato alla FR e il 16,37% all’Ucraina. Il restante 22,29% doveva essere distribuito proporzionalmente tra le altre ex repubbliche sovietiche. Le difficili condizioni economiche in cui versavano spinsero queste ultime ad accettare la “proposta che non si può rifiutare” giunta da Mosca, secondo cui la FR ne avrebbe acquisito l’intera quota a patto di sanarne i debiti. L’Ucraina non accettò mai quell’offerta.
Le tensioni tra Mosca e Kyiv s’intensificarono in occasione della spartizione della flotta sovietica nel Mar Nero, sino a quando nel giugno del 1992 i presidenti Kravchuk ed Eltsin raggiunsero un accordo, peraltro esclusivamente su questo punto. Forte delle 1.900 testate atomiche che la rendevano la terza potenza nucleare mondiale, l’Ucraina respinse invece una seconda identica proposta russa sui beni e debiti esteri. La Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) presieduta da Kuchma rincarò la dose, esigendo dal Cremlino l’inventario completo degli altri beni sovietici all’estero inclusi composizione, dimensioni e valore di mercato delle riserve auree e di diamanti. La FR non solo non diede mai seguito a tale richiesta, ma nel 1997 (dopo il Memorandum di Budapest, che indeboliva fortemente il deterrente militare ucraino) mutò la proposta in pretesa.
Esaurito il percorso negoziale, nel 2001 l’Ucraina intentò una causa contro la FR presso l’Alta Corte di Giustizia di Londra. Dopo anni di stallo, alla richiesta del presidente Yushchenko nel 2005 la FR replicò con passi unilaterali radicali: saldandone i debiti, rilevò de facto tutte le proprietà immobiliari estere dell’ex Urss. Sotto Yanukovich (presidente filorusso) la situazione esplose nell’Euromaidan. Oltre ai beni, nel 2014 la FR s’impossessò con la forza della Crimea e di parte del Donbas. Nel 2020 Putin rivendicò “tutto ciò che è suo”, senza che la Verkhovna Rada avesse mai ratificato alcuna successione legale.
Di Giorgio Provinciali
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