Controffensiva, gli ucraini avanzano
Controffensiva, gli ucraini avanzano
Controffensiva, gli ucraini avanzano
Zaporizhzhja – Esattamente un anno fa, il 27 giugno 2022, i russi attaccarono con missili Kh-22 il centro commerciale Amstor di Kremenchuk (in cui si trovavano più di mille persone), uccidendo 22 persone e ferendone almeno altre 70. In occasione di tale macabro anniversario, quella stessa città dell’oblast’ di Poltava è stata luogo ieri d’un altro brutale bombardamento, in cui diverse abitazioni private sono state distrutte o gravemente danneggiate dai missili sganciati da un Tu-22m3, partito poco prima da Shaykovka (regione russa di Kaluga). Altre potenti esplosioni sono state registrate nell’oblast’ di Sumy e tutto lascia presagire nuovi potenti attacchi lanciati dal Mar Nero contro le città ucraine del Sud.
Non è la prima volta che una logica perversa e malvagia collega come una maledizione efferati attacchi contro i civili come quello di ieri, facendoli ricorrere nelle medesime circostanze di luogo e di tempo per ricordare ai sopravvissuti che il russkij mir tornerà per restare per sempre, come recitano i cartelli appesi nelle città occupate. Trovandomi io stesso fra le città più colpite e le prime linee e potendo parlare tanto con i civili quanto con i soldati, posso dire con assoluta certezza che se l’intenzione di Putin è spezzare lo spirito e la tenacia di questa gente, sta sortendo l’effetto contrario. L’assoluta convinzione di dover vincere a ogni costo è infatti incrollabile e cresce con l’efferatezza delle violenze patite.
Il Dnipro è stato attraversato. Le forze speciali della Zsu stazionano da giorni in una lingua di terra di qualche centinaio di metri nei pressi del ponte Antonivsky (fatto saltare dai russi lo scorso anno, per coprirsi la ritirata) e in altri punti del fiume gli incursori ucraini sono pronti a prendere posizione sulla sponda opposta occupata dai russi. Contrariamente a quanto diffuso sui social, è prematuro parlare di “testa di ponte” perché i rifornimenti e le munizioni vengono trasportate da piccole imbarcazioni che sfrecciano velocissime coperte dal fuoco di sbarramento ucraino, posizionato nelle retrovie e sotto il moncone di ponte ancora in piedi sulla riva destra. Tuttavia ritengo sia solo questione di tempo: ogni manovra è attentamente misurata e coordinata con altre per cui, sebbene in molti punti a Nord della diga distrutta il letto del fiume sia già asciutto (quasi desertico) e attraversabile, in altri il terreno è ancora fangoso e potrebbe tradire il blitz impantanando i mezzi.
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