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Democrazie con l’Ucraina

Tutti i numeri degli aiuti, militari ed economici, delle democrazie occidentali a Kiev nella guerra di difesa contro l’invasione russa
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Tutti i numeri degli aiuti, militari ed economici, delle democrazie occidentali a Kiev nella guerra di difesa contro l’invasione russa
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Tutti i numeri degli aiuti, militari ed economici, delle democrazie occidentali a Kiev nella guerra di difesa contro l’invasione russa
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Tutti i numeri degli aiuti, militari ed economici, delle democrazie occidentali a Kiev nella guerra di difesa contro l’invasione russa

Kyiv – Secondo l’Institute for the World Economy di Kiel, a 500 giorni dall’inizio dell’invasione russa su larga scala del Paese i partner hanno fornito assistenza militare a Kyiv per 80,4 miliardi di euro. Cioè circa 15 volte il budget ucraino per la Difesa nel 2022. Con 42,8 miliardi gli Usa hanno contribuito da soli a sostenere più della metà dello sforzo bellico. Seguono la Germania con 7,5 e l’Inghilterra con 6,6 miliardi. Il quarto miglior donatore è la Polonia, che con 3 miliardi di euro ha devoluto ai vicini ucraini il 23,9% del proprio budget per la Difesa. In questi termini, spiccano la generosità di Danimarca (31,6%), Finlandia e Slovacchia (entrambe sul 30%) e soprattutto dei tre Paesi baltici: la Lituania ha devoluto il 42,2%, la Lettonia il 49,2% e l’Estonia ha tenuto per sé ben poco, donando all’Ucraina ben il 58,2% del proprio budget per la Difesa. Fanalini di coda in questa classifica sono l’Italia (penultima con 0,6 miliardi, pari al 2,4% del proprio budget) e la Francia (ultima con mezzo miliardo, pari all’1%). Numeri che trovano riscontro al fronte, perché oltre a quello americano lo sforzo bellico tedesco è davvero rimarcabile. Il flusso di armamenti tedeschi è stato costante e di ottima qualità, tanto che ancora nei prossimi giorni dalla Germania arriveranno in Ucraina ulteriori 25 carri armati Leopard 1A5, 25 Bmp Marder 1A3 e 5 Bergepamzer 2 Brem.

Circa l’assistenza finanziaria non militare, il sostegno dato a Kyiv dall’Unione europea nei primi 500 giorni d’invasione su larga scala – pari a 27,3 miliardi di euro – ha invece addirittura superato di 3 miliardi quello americano. Stupiscono quello giapponese (terzo in graduatoria con 5,6 miliardi) e quello inglese (pari a quasi 4 miliardi). Seguono il Canada con 3 miliardi e ancora sorprendentemente la Germania, che oltre a quanto versato assieme ai partner europei ha contribuito da sola con altri 1,3 miliardi di euro. Molti altri Paesi dell’eurozona hanno contribuito con donazioni prossime al miliardo (Olanda 1, Polonia e Norvegia 0,9, Francia 0,7, Spagna 0,5) mentre con donazioni evidentemente inferiori l’Italia non figura neppure in classifica.

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Complessivamente, gli Alleati hanno elargito una cifra pari a quasi la metà del Pil ucraino. Messa di fronte a uno scossone enorme ai propri confini, l’Unione europea ha quindi saputo dimostrarsi coesa, tempestiva nelle decisioni e determinante nella difesa di quei valori democratici che sono alla base della propria essenza. Al tempo stesso il martellamento mediatico costante di pacifinti e filoputiniani d’Italia contro l’invio di armi in Ucraina ha prodotto il nulla mischiato col niente. Sostanzialmente, certi media si sono accaniti per 16 mesi ingigantendo agli occhi dell’opinione pubblica il minimo sindacale d’un sostegno dovuto.

Confrontando questi dati con quelli forniti dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) emerge inoltre che, di fronte alle crescenti minacce, la Nato non può più essere a esclusiva trazione americana. Sebbene Washington resti in vantaggio con numeri tre volte superiori, la cifra astronomica destinata da Pechino alla Difesa è infatti prossima ai 300 miliardi di dollari. Mosca ne destina quasi 90. Significa anche che, insieme, si può e si deve vincere questa guerra, ma che l’obiettivo di destinare almeno il 2% del Pil alla Difesa dev’essere raggiunto quanto prima.

di Giorgio Provinciali

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