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Dieci ragioni che spiegano la penetrazione ucraina in Russia

Kherson – L’offensiva transfrontaliera ucraina procede a una velocità impressionante, lasciando i russi spiazzati e senza possibilità di reagire

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Dieci ragioni che spiegano la penetrazione ucraina in Russia

Kherson – L’offensiva transfrontaliera ucraina procede a una velocità impressionante, lasciando i russi spiazzati e senza possibilità di reagire

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Dieci ragioni che spiegano la penetrazione ucraina in Russia

Kherson – L’offensiva transfrontaliera ucraina procede a una velocità impressionante, lasciando i russi spiazzati e senza possibilità di reagire

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Kherson – L’offensiva transfrontaliera ucraina procede a una velocità impressionante, lasciando i russi spiazzati e senza possibilità di reagire

Kherson – L’offensiva transfrontaliera ucraina procede a una velocità impressionante, lasciando i russi spiazzati e senza possibilità di reagire. I filmati diffusi nelle scorse ore mostrano una colonna di loro camion militari interamente incenerita nei pressi di Zhovtnevo e un’altra in fiamme vicino a Rylsk. In precedenza, i rottami carbonizzati d’almeno altri 14 veicoli militari Kamaz e Ural carichi di fanteria erano stati ripresi assieme ai resti del personale militare che stavano trasportando lungo un’altra strada dell’oblast’ di Kursk. Secondo le prime stime gli ucraini avrebbero fatto fuori un intero battaglione russo e in appena tre giorni avrebbero strappato al nemico più suolo di quanto ne abbia rubato all’Ucraina in un anno. Le mappe di tutti i maggiori think tank sono state aggiornate tingendo d’azzurro un’area che passa ormai il mezzo migliaio di chilometri quadrati, mentre il conto delle perdite russe passa le 500 unità nella sola scorsa notte. 

Lo stato maggiore ucraino ha confermato inoltre nelle scorse ore d’aver colpito diversi sistemi antiaerei che i russi avevano dislocato all’interno dei territori occupati dell’oblast’ di Donetsk (mandando in fumo il radar d’un S-350) e l’aerodromo militare della regione di Lypetsk (che è anche uno dei più grandi centri d’addestramento nella Federazione Russa), in cui si trovavano dozzine di costosissimi caccia Su-34, Su-35 e MiG-31 delle forze aerospaziali nemiche, oltre ad almeno 700 bombe aeree guidate. Quest’ultimo è stato un attacco devastante, che non ha lasciato ai russi neanche il tempo di far decollare quegli aerei.

Mosca ha controbattuto lavando nel sangue dei civili ucraini la vergogna di tali débâcle: dapprima un missile ha centrato in pieno il supermercato “Ekomarket” di Kostiantynivka causando almeno 12 morti e 40 feriti; un altro ha poi colpito il quartiere abitato Smerchy, mentre uno sparato contro Kharkiv ha impattato contro un istituto d’istruzione secondaria. Essendo stato io stesso con Alla Perdei fino a poco tempo fa all’interno di quell’unico grande magazzino che era rimasto a Kostiantynivka, posso confermare che non vi si trovasse alcuna attrezzatura o personale militare ma solo le uniche provviste di cibo d’una città in larga parte distrutta.

Sebbene la cinica ed efferata reazione d’uno Stato terrorista quale è l’odierna Federazione Russa fosse prevedibile e non sarà certamente l’unica, esistono almeno dieci buoni motivi per cui il blitz ucraino in territorio nemico costituisca un fattore conveniente per Kyiv.

Anzitutto serve ad allentare la presa sui territori martoriati dell’oblast’ di Sumy, travolti per mesi da centinaia di bombe plananti e colpi d’artiglieria tanto da doverne sfollare 23 insediamenti evacuando oltre 6mila civili. Senza quest’intervento, anche quell’area avrebbe presto fatto la fine della zona grigia contesa a Nord di Kharkiv.

In secondo luogo, con ogni probabilità quest’incursione preluderà ad altre ancor più massicce condotte – secondo lo stile di Syrskyj – su fronti anche molto distanti da quello settentrionale. Quello da cui scrivo potrebbe ad esempio riservare altrettanti eventi inaspettati che potrebbero aprire la strada a Kyiv verso una Crimea ormai sempre più indebolita e isolata.

Come sottolineato dallo stesso Presidente Zelenskyj, ogni elemento strappato ai russi aumenta inoltre il potere negoziale dell’Ucraina nell’ottica di futuri colloqui con Mosca. «La guerra è guerra» ci ricorda Podoliak «e chi aggredisce deve aspettarsi reazioni simmetriche».

Il fattore psicologico gioca poi un ruolo molto importante per un popolo e un esercito che da quasi due anni si trova a resistere traendo ben poche soddisfazioni da un fronte ormai in stallo perenne. L’offensiva in territorio russo costituisce un elemento di rottura rispetto alla strategia precedente in grado di dare nuova linfa a morale e aspettative ucraine.

Il quinto elemento importante è una conseguenza del fatto che quei territori russi che l’Ucraina ha occupato fossero sguarniti: la coperta è corta e giocoforza Putin sarà costretto ad allentare la presa sul vicino fronte orientale. I wagneriti richiamati dall’Africa non sono certamente abbastanza per far fronte alle tre brigate (da 2mila soldati ciascuna) che Kyiv ha dirottato su Kursk e presto i generali russi si troveranno di fronte a scelte più radicali.

Ne consegue la sesta deduzione, che vede il consenso interno di Putin sgretolarsi sempre di più: i video diffusi in queste ore dai civili di Kursk e i commenti dei militari sopravvissuti all’assalto ucraino sono impietosi nei suoi confronti e alimentano certamente il seme della discordia contro il suo regime.

Sette: più pressione viene esercitata sull’aggressore, più s’avvicina la pace. Basta ricordarsi le volte in cui Putin ha aperto a possibili negoziazioni quando s’è trovato col fiato sul collo durante la controffensiva ucraina del 2022. Putin comprende solo il linguaggio della forza, è un dato ormai assodato.

L’ottava osservazione è costituita dal fatto che l’Ucraina sta lavorando coi Paesi della Nato per l’attuazione della difesa congiunta contro i missili russi: mostrare agli alleati che si può osare li aiuterà certamente a compiere un passo decisivo in tal senso.

Il nono in esame è il fattore economico: se l’Ucraina aveva già la possibilità d’interrompere il flusso d’idrocarburi russi verso l’Europa, ora ha la mano posata sul rubinetto del gas dello snodo di Sudzhe ed è a un passo dalla centrale nucleare di Kursk: tenerla in scacco mettendola in shut-down ribalterebbe specularmente la situazione patita a Zaporizhzhia.

In ultimo: come hanno ribadito il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller e il portavoce della Commissione europea, «l’Ucraina sta combattendo una legittima guerra di difesa contro l’aggressione illegale della Russia. Nel quadro di questo legittimo diritto a difendersi, ha il diritto di colpire il nemico ovunque ritenga necessario sul suo territorio ma anche nel territorio nemico».

Ecco perché, senza esser stata troppo preannunciata, la tanto a lungo attesa offensiva ucraina è finalmente iniziata.

di Giorgio Provinciali

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